Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

182 A. Bonsanti spezzettarla nella broda saporita. Era u!ll pallle di f~rÌllla st~cciata senza pretese, ma di qualità eccellente, e la mollica, asciutta e ruvida sotto la crosta ben cotta, si sbriciolava facilmente. Finito che ebbe di versare la zuppa illelle scodelle, la massaia se ne ven:ne anch'essa al tavolo, dove la ragazzina l'aveva pr•eced'uta recrundo la polenta-, e sedette vicilllo all' Adriallla. Questa ma,ngiava con appe– tito quel cibo inc·onsueto, ta,ceva e guardava gli ,ospiti che tacevano anch'essi, trattoouti dalla sua presenza. L'uomo portava dei lunghi baffi, folti, morbidi, grigi; a og1nibocco!lle se li asciugava ool dorso della mano, poi lasciava rica,dere il cucchiaio nel piatto e allungava le braccia sul tavolo tenendo il puglllo chiuso. Masticava adagio, e si capiva che aveva, i suoi :pensieri. La- ragazzina pure essa mrun– g:iava distratta, e tutti i suoi sguardi erano per la signora così ben vestita; non così quelli del giovrunotto timido che stava OOllla testa sul piatto e chè sbirciava sì pure lui, ma senza o.sar di salire più in su del busto nascosto da quel disgraziato fisciù. L' Adriruna guar– dava quei suoi denti bianchissimi balena-re nel morso e si diceva che era U!llbel giovane, soddisfatta e divertita dal suo evidente im– barazzo. Ricordava anche un'altra tavola, altrettanto povera ma più numerosa, dove og:nuno poosava per sé e i piccoli ne uscivano con la fame , so praffatti dall'ingordigia e abbando!llati dall'incuria dei gr:;i,ndi. P.er questo l'avevruno lasciata partire senza troppo rim– piamto, e l ei se ne era venuta via con pari i!lldifferenza, allettata dalle promesse della signora- vicentina. · L'uomo baffuto tolse U!lla ramaiolata d'al catino colmo di vi– nella frizzante, posto nel mezzo della tavola, ne riempì il bicchiere e bevve fino all'ultima goccia. Quella gente che le stava Ìllltorno nella quale ella dapprima aveva sperato di trovare degli amici, ecco invece che le si dimostrava loilltana, fredda, separata dç1, lei da una soggezione, da un'abitudi!lle di vita diversa, d'a- U!ll'irideterminata– sfiducia, e questi impedimooti, se da un lato ill0Usi osava varcarli dall'altro non si sapeva varcarli. Ella sarebbe stata felice di sco~ prire par,ole adatte ·a sciogliere quel gelo, ad avviare un discorso semplice, conVÌlllcente, che le conciliasse le simpatie di quelle per– SOille che l'avevaillo accolta oo!llrispetto, che la guardavano colll ti– more, ma che le si mantenevano lontane. Forse, chissà erano arcigne . ' e rapaci come quelle che si erano liberate di lei; il vecchio a ca- potavola, aveva occhi piccoli e furbi, e il sorriso della donilla moriva in Ulna smorfia- sforzata. Il giovanotto bio!lldo lll0ill doveva vivere felice fra loro, che forse lo tenevano sottomesso con angherie. Aveva uno sguardo buollloe limpido e doveva affezionarsi a chi o-li volesse bene. Il Caille, vicino a lui più spesso che agli altri, gli 0 posava la testa sulle gambe, e aspettava paziente i suoi boccollli :fissam:dolo con gli occhi dolci. Eraino due amici; difronte a loro elÌa ritomava sola, e quel semplice desco, quelle apparenze d[_una semplice vita BibliotecaGino Bianco

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