Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931
I capricci dell'Adriana ]81 - Di questa stagione, - disse la donna, - passamo di frequente comitive lllumerose, ma vanrno sino a Lucca o al Ponte a Serraglio, dove c'è il Casino. Non si fermano. Passa alllche la corriera due volte al gior1no. Qui dove siamo, - aggiulllse, - è di un signore, urn signorone che sta a Pisa. Lo si vede di rado. Ma forse la Signora lo conoscerà. - Non sono di Pisa, né di vicino, - disse la cantante: - Sono di Parma. · - Di Parma ... ! - fece la don_na e tentennò la testa come per dire che sapeva che c'era quella città, e qnanto fosse lontallla. - Di Parma! ed è qui per i bagni? - Mi ha chiamata il Duca, - riprese l'Adriana: - Canto. - Poi domandò per sfuggire alla curiosità dell'ospite: - E quella ragazzina che mi ha collldotta, qui è vostra figlia? - La minore, - disse la buorna don,na, ::-- e prima di quella ce ,ne ho un'altra che è sposa e sta, al Borgo. - Sciolse l'intreccio delle marni, con la destra fece il cenno di cammina cammina. - Ci sarà una mezza giornata. - Indi riprese un discorso della cantante che l'aveva colpita: - Il Duca è quello che ci comanda tutti, ma non lo si vede mai. E quando passa per andare al Casino ci sono in– torno i soldati a cavallo e le tendirne della carrozza sono chiuse, ma il mio marito a Lucca lo vide. È un giovame secco e pallido, col naso lungo. Dicono che sia malato. Irn quel mentre due figure nere si fecero sulla soglia, tosto se– guite dalla ragazzina, e il cane entrò scodinzolando; corse ·dalla padrollla e le fece le feste, fiutò le sottarne dell'Adriana, poi attirato dalla polenta, mise le zampe sul tavolo e guaì. - Ecco i miei uomÌllli, - disse la donna; poi in poche parole spiegò ai sopraggiunti la presenza della cantante. Il marito era urn uomo piccolo, ossuto che dimostrava· più anni di quanti norn me avesse effettivamente, com'è di tutti quelli che la– voralllo la terra ; non si mostrò né impacciato né sorpreso, disse : - Buon giorno, Signoria; - e sedette di traverso a un capo della tavola lisciandosi i baffi. Il figlio era invece u,n giovarnotto ,di vent'anni piuttosto alto e prestante, biondo, dallo sguardo chiaro, si mostrò timido e impacciato perché levatosi il cappello si diresse verso il focolare e lì rimase intento apparentemente a fruconare fra quei pochi tizzi semispenti. Si mosse solamente quando la doona lo chiamò, sedette accanto a suo padre e stette con le mani sui gi– nocchi guardando davanti a sé. Intanto la padrona, aiutata dalla ragazzina, veniva mettendo i1ntavola le scodelle fumanti, e il ma– rito, spezzato il pane, lo distribuiva in silenzio con gesti pacati ; il giovanotto avuto il suo, se lo portò alla bocca e vi morse vorace, poi, compreso di un atto sconveniente, lo posò svelto sul tavolo e masticò piaITTo e turbato. L'Adriana presa la sua fetta, si mise a BibliotecaGino Bianco
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