Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

I capricci dell'Adriana 179 moto concentrico del braccio. Quel leggero vapore che saliva dal calderotto recava un pr-ofumo gradevole, asprigmo. - Sentite, buona donna, - disse l'Adriana : - son forestiera e sto alla locanda del Gatto Nero, sulla strada del Ponte a Ser– raglio. Sapete, quel grain fabbricato giallo .... - Dove c'è lo zio Andrea, - disse la ragazzina. - J")} mio fratello stalliere, - spiegò la dornna. - Starnami mi sono alzata per tempo, - prosegui l'Adriana, - e la bella giornata mi ha condotta per i campi. Cammina, cammina, mi è apparso di lontano questo pa-ei-;e,e ci son venuta, curiosa di vederlo. Adesso è tardi, non facdo in tempo a ritornare alla lo– canda prima del desinare, e sono strunca e ho fame. Se permettete, mi ferm o qualche ora in casa vostra e poi ,stasera, tornata alla lo– cam.da, penserò a ricompensarvi, come è giusto. - S e la Signora si degma, entri pure, - disse la buona donna, - ma è casa di povera gente, e il mangiare lo stesso. Zuppa, UIIl po' di polenta, del formaggio, del latte; ma se la Sigmora non ha fretta, si può tirare il collo a un pollastrino. - A me basta la polenta, - riprese l'Adriana, - la polenta e il formaggio che mi piacciono tanto. È molto tempo che non ho ma:ngiato la polenta. · · - Allora la Signora può entrare, - disse la donna: - Rimetto il calderotto· sul fuoco, perché non venga attoccata. I miei uomini non tarderanuo, e ~faremo in tavola. Rientrò, precedendo la carntamte, nella cucina; la ragazzina sol– levò le brocche da terra e le seguì. Nella cucina, sotto il camino basso, ardeva un bel fuoco e illuminava d'ella sua luce quell'angolo che per rimarnere lontano dall'uscio era il più oscuro di quell'am– biente vasto e senza finestre. Difronte al camirno c'era la madia,, e fra la madia e il camino, addossata, al muro di fondo, la tavola, circondata nei tre lati liberi da una panca e da qu11lche sgabello. L'Adriana sedette; la donna da-vanti al cammino già rimenava quella sua polenta, e la ragazzina, posate le br-0cche, presa dalla madia Ulllatovaglia di bucato di un tessuto grosso e pungente, vellllle a stenderla davanti alla camtamte, poi recò dei bicchieri, un boccale. La cantante avrebbe voluto dire qualche cosa, di gentile a quelle donne che l'avevamo accolta con tamto semplice rispetto, ma la stam.chezza di quel suo vagare a:ffrun!lloso la sorprendeva adesso tutto a uin tratto su quel rustico e scomodo sedile, e unita alla poca e rac– colta luce, la conduceva verso quel pesante benessere, per cui ogni parola e ogni gesto è una fatica, che precede i sonni tranquilli, ri– storatori. Vedeva di sbieco, oltre il vano dell'uscio, quel gran sole al difuori, l'oro di u111 pagliaio e il fogliame denso di un gelso, udiva il verso dei polli che razzolava.no presso la casa, il frusciare delle foglie ai rari colpi di vento unito a molti altri rumori impre- BibliotecaGino Bianco

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