Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

174 A. Bonsanti il volto della marchesa sporgersi, tappatç1, la boc,ca,da un fazzoletto tri1I1ato,scorse i due forestieri seguir di conserva la carrozza, scorse iinfine il o·rassone alla retrogua,rdia montare il suo balz8Jllo da tre, dalla gro~pa forte come ulll normanrno, e far del suo meglio non ri– sparmiando la frusta, ma inon vide il conte. Era questi rimasto alla loc8Jllda; rirnchiuso rnella sua camera, la percorreva in lungo e :iJll largo a gran passi, ed or si lasciava cadere,su quella poltrona altre volte mirnistra di più gradite immagini, ora chiamava di nuovo la Maria e si faceva raccOIIl.tareper la centesima volta quel pooo che sapeva, or si gettava alla finestra e spiava firn dove giungesse lo sguardo, da/Ildo UJllçt, voce al cameriere Domenico posto iin vedetta in cima a, U1Il'altura che sorgeva lì p,resso; poi, sooraggiato, tornava a quel suo peregrinare nervoso, a volta a volta irritato e inquieto, ri– sovvernendosi di torti subiti, rimproverrundosi ,colpe inesistenti, e ora maledicendo ai capricci delle dolllne, ora timoroso di un avve– nimento nefasto. Si era dapprima illuso di urna momentanea fantasia e aveva pregato con un pretesto qualsiasi gli amici di ritardare la partenza, né aveva pensato a far ricercare sull'istante l' Adriaina; di che poi dur8Jllte il giorno dlovette rimproverarsi più volte. Pas– sando intanto il tempo senza che la cantam.te ritornasse, aveva resi– stito per picca alla volontà di 13/Il ciarle dietr o Domenico, e quanta gernte valida gli fosse possibi1e impegnare irn ,quel luogo, e lui per primo, e quando vi s'era deciso, era ormai troppo tardi e lllon si po– terOIIl.o trovare tracce di lei. Venrnero intanto quel grasso e il mar– chese in imbasciata, ai ,quali il conte lllarrò di UJllmal di capo fortis– simo di quella « povera Dal Ponte, cosi soosibile e delicata)), e fece le sue scuse: i due, che già sapevano della fuga, lasciarono i loro voti di pronta guarigiooe con un risolino .eh-eper il conte fu una spiina, impedito di rintuzzarlo, e si ritirarono con un « servitor vo– stro)) colllcor,de, dandosi di gomito. Firnalmente si udi partire la brigata con tutto quel fracasso che-era possibile fare; l'albergatore, voouto sulla porta, si sberrettava, poi tirò un auf ! di solli-evo, rien– trò, e nella 1oc8Jlldauna gran calma segui a quel gran tramestio e tutto il d~ffare si ridusse in cucina. Il eolllte senza p;iù lena stava ' ' nella poltrollla con la testa fra le mani e pensava a Parma come al Paradiso. Cosi tormootato amava immaginarselo l'Adriana, nell'ist8Jllte in cui quel turbine spariva tra le case; dubbioso, rabbioso, anche un poco umiliato. Le parve di averlo pulllito. Qui non si domandò se il suo gesto lo si potesse c•onsiderare come UJllapunizione, lllé per che colpa, e neppure si rammentò che l'impeto le era venuto, dà t1;1tt'altre ragiorni, m1:1, si attaccò a quell'idea, tutt'affatto irµprov– visa e gratuita, a cui tenne dietro UJllbisogno di scusa, di perdono, e fu urna grrunde soddisfaziorne, dopo l'ira di poco prima, sentirsi capace di pietà, ché poche cos-eoome il punire e il perdornare stuz- BibliotecaGino Bianco

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