Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

172 A. Bonsanti tabili impedimooti di poco prima si ritira:o!Il~ in buon o:dine, svanirono di fronte alla ritrovata sicurezza,. 81 chiese: - A chi devo render conto io, a chi ? - e non appena si fu posta la domanda, la ragione, che in quell'istante le serviva, e l'orgoglio fasi.eme le sug- 1geriroirio la risposta. - La vostra compagnia noil1mi era gradita, - avrebbe detto al conte - IIléquella dei vostri amici, e nello stesso ' . . . tempo desidera-vo passeggiare, a piedi, da sola, nei campi, fermarmi a chiacchiera coi contadini, per u!Il giorno vivere accanto alla po– vera gente; - e già immaginava di porre fine alle rimostranze di lui con quella tal frase che lo metteva iill fuga scamdalizzato, tap- pam.dosi o'li orecchi c001le mani : - O non lo sapete anche voi che b • b,o guardato le pecore! - e di aggiuillgere delle parole spiacevoli, mordenti, che doventassero pure defiillitive: - ill<Jn vi accorgete che mi annoiate, voi e i vostri amici, che siete falsi, stupidi, ridicoli, dei burattiilli. Non so che farmene dei vostri omaggi, della vostra ami– cizia. Lasciatemi. Andatevene. - Avrebbe pronunciate queste pa– \l'Oletali e quali, non c'e1·a dubbio, con le mani sui fiamchi, poi avrebbe indicato l'uscio col hra,ccio teso, un gesto sprezzante che le era familiare, e sarebbe rimasta libera, padroilla di sé, ché la sua voce non a,veva prezzo, era giovane anc6ra, e quel grassone un anno lo doveva contare per due. Go.si decise di continuare il cammino, curiosa di vedere d!ove conducesse quel sentiero che non era anc6ra una strada, non si .poteva chiamare un viottolo e la sua importM1za la doveva pure avere, carreggiabile, acciottolato e in questa parte bassa e quasi piana, segnato dalle rotate fonde dei barrocci. Percorse svelta l'ul– timo tratto che la separava dal gomito dietro cui la stradicciola spa– riva,, lo passò varcando nel1o stesso tempo la gola stretta che era l'entrata o per meglio dire l'uscita della valletta amgusta che l'aveva veduta fuggire, e si trovò presso l'imbocco di quell'altra valle ampia, fertile, popolosa, solcata, !Ilel suo mezzo dal fiume, il cui panorama le appariva mtegro, arioso, da.Ue fiillestre della locanda. Quel sole che al mattino giU1rigevaal fondo arginato dalle pendici, adesso la inva deva sovra no, e qu~i suoi raggi freddi, opachi, nitidi come cor– tina, dissolti.si illella loro stessa luce, sbrancato il verde dei coltivi, si ra ccoglieva,n o sul letto i!Ilsecca del fiume, riverberando dai sassi bianchi, dalle rene arse, il loro abbaglia,nte calore. Si vedevano dei pa<:>setti bianchi spersi qua e là sui fianchi dei monti mentre le case del fondo si raggruppavano in grosse borgate lu!Ilgo1~stra-a:e che, or avvicinandosi sino alla sponda, ora piegando leggermente verso l'in- . terno, secondo gli ostacoli e i bisogni, costeggiavano il fiume. La stra– dicciola su eui camminav11 l'Adriana, girato il gomito sboccava di li a breve tratto in unai delle strade suddette, la quale, ~llontanandosi in quel puillto dal corso di'a-cqua, vi ritornava dopo a,ver attraversato un paese di qualche importanza con tanto impeto da formar tutt'una BibliotecaGino Bianco

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