Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931
168 A.. Bonsanti i111osservataraggiunse la soglia della grrun porta verdastra, varc~– tala si tr,ovò nel viottolo e sempre correndo prese per quello, evi– tamdo la cmva che conduceva alla via maestra. Udì gridare: - Si– gnora, Signora, per carità ... ! - ma le parve· una voce n~mica; dove il viottolo leggermente piegava, si volse indietro um.attimo, scorse, come um.avisione, la Maria ferma sulla strada con le braccia alzate, ma seo·uitò a fuo·o'ire e sconvolta la mt1mte,annebbiato lo sguardo, b bo , , , non vide più se no111 il bia,nco della strada e ai lati, di sottecchi, i tr-0nchi degli alberi oltrepassati, i bassi niuri diruti, le siepi verdi, mentre quel grido che a mano a mano affievoliva, la incalzava co– stringendola a non fermarsi. Qua•ndo, senza più forze, si lasciò cadere seduta ai piedi di Ulll albero, la loca,nda era, sparita e la breve distanza percorsa era stata sufficiente a mutare il paesaggio, sicché volgendo intorno lo sguardo . smarrito, sentì lo sgomento d'essersi perduta . .Ma una casa rossa che dalla sua finestra le appariv·a di spicchio, mostrrundosele adesso . di fro111tesulla destra, le i111dicò il cammino sicuro per ritornare. Tuttavia l'Adriana lllOlll voleva ritornare. Cessato l'a:ffamio della fa– tica, calmato alquanto lo spirito, race-0lta la mente, non appena l'att•o compiuto le fu lucido innainzi, cominciò ad accorgersi di qurunto fosse stato inutile e iiicongruente. Dove andrebbe adesso, sola, sprov– vista, in quel paese in gran parte ignoto? e voleva poi andare, rag– giungere qualche luogo ? fuggendo non aveva una mèta, uno scopo, e perché dunque fuggire'! Quell'impulso fortissimo che l'aveva spinta senza riflettere a lasciare la locanda e le persone che l'attende– vano, che le aveva tolto la coscienza di quel che era e di quel che non avrebbe mai potuto essere la sua vita, quel seintirsi indegna,. NV®~urata, quelle speramze, quell'ira, quei brevi eintusiasmi, que– gli accasciamenti, come presto e facilmente svanivano, come l'ab– bandonava,n0- deserta innanzi alla realtà di un povero gesto in - consulto! Ohe avrebbe detto toma,ndo '? cosa .narrare al conte? e come, volendo, parlare di que1 sentimenti così diversi che ora in folla, or separatamt1mte, l'avevano afflitta? Eramo sentimenti nep– pure chiari in lei stessa; norn si potevano racco111tare.E poi intimi, dolorosi. Ella ne sentiva il pud·ore. E qurund'anche ... ? il co111te non: avrebbe capito, convinto di un a,tto caparbio, folle per dispetto ·. Rarebbe stato inutile insistere, s.eppure ella vi si fosse piegata'. Avrebbe dovuto tollerare o ribattere discorsi amari, sopportare mu– !is:11i.~olmi di sottintesi. fdesso ella se me avvedeva, aveva passato, 1 lumti, urtato le convemenze. Per fedeltà. a quel suo carattere si t . ' ei-a, spesso trova a a compiere stranezze, ma tutte guidate da un gusto finissimo e tali da comfermare e accrescere la sua fama di gra,u signora. Questa volta non c'eran stati calcoli, la sincerità, l'aveva tradita. Qui si vide innanzi insieme agli altri il volto della Maria, im:i~me agli altri temette pur essa,, capì quanto difficile sa- BibliotecaGino Bian,co
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