Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931
I capricci deU'Adriana 167 l'impediscono, di quel genere che vuol lo sguardo tutto per sé, che se ne bea, che farebbe rivivere un morto .... - Piano, piruno, cavaliere, - lo interruppero in più d'u1110,- ehé vi si direbbe innamorato. - Cotto, - aggiùm.se il marchese. - Cosa avet e nelle ven e?, .,- esclamò l'entusiasta. - Non san- gue di certo. - Voi l'i111fernoaddirittura, - disse il grassone. Di quel dialogo l'Adriana non aveva tutto afferrato, ma una buona parte sì, e che parlavano di lei. All'udir quelle chiacchiere, quelle arguzie, le accuse, la difesa, aveva provato dapprima dispetto, ira, a111cheUIIlacerta soddisfazione alle par,ole del cavaliere magro, u,n Mercatini di Pisa, riservato piuttosto e chiuso spesso, ma gen· tile sempre, e poi, e non sapeva come, vergogna, di quella forte ver· gogna che non soltrunto conduce il rossore sul volto, ma rende smar· riti, come indifesi e fa temere la presenza degli altri. E vergogna provava più per le lodi impudiche che per le facili accuse, quasi fosse Ìiil lei quel femmÌilleo pudore che riconosce nella bellezza del corpo un perioolo. Quelle stesse parole e altre più infiammate, più audaci, ella si era sentita ripetere spesso e anche da persooe che le erano indifferenti, a cui nessun legame affettuoso 111e d'ava il diritto, e 111e aveva goduto e riso; spesso lei medesima le 11vevaprovocate col suo contegno, delle sue perfezio111ifacendosi vanto, ,suscitando ge· losie e invidie. Ebbene, ad'esso le udiva giungere al suo orecchio, non altrèttanto gravi, e prevedibili, con un suono diverso, come un'offesa che le sue aziooi giustificassero; e alla mortificazione delle p,resenti si aggiungev11 la triste memoria dell'runtico compiacimento. Sentì un desiderio di fuggire lontano, di sottrarsi a quell'angustia, sentì orrore degli amici, del conte, di lei; uina voce sembrava chia· ,marla dai campi. · Afferrò uno scialletto che vide sopra una seggiola, aprì guar· <li1ngal'uscio che metteva sul pirunerottolo ; assicuratasi che· nessu1110 fosse sulle scale, scese Ìiil fretta, nascosta nel vano di una porta sfuggì a due .servi che salivano, si trovò a pirunterreno. Da uin lato era l'androne e fuori la brigata in attesa; dall'altro, per U1I1 uscio nasc,osto da uina portiera rossa si ootrava nella sala, le cui vetrate si aprivano nella corte. Mentre alzava la portiera, la Maria apparve nel fondo. Scorgendo la padrooa, credette fosse scesa già pronta, e ·disse: - il Signor conte viene subito, - poi alla vista dell'abito <li trina, d'ello scialletto, di quel volto sempre roseo e ora disfatto, ristette .stupita. - Lasciami andare, Mariuccia, lasciami rundare, - disse affrun- 11ata la cantante : - Di' al conte che non potevo resistere, ma tor· .nerò, stai buo111a che tornerò. Sollevò la portiera, attraversò correndo la sala, fu nel cortile, 1bliotecaGino B'anco
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