Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931
166 A. Bonsanti che sapete le parole zuccherine, dovreste, dico, a incominciar d'a vostra moglie, dare la sveglia. · . . - Io e mia moglie, meno che ci si trova a faccia a faccia, da soli a .soli, meglio si sta, - rispose il m::i,rchese, ed era quel tale isolato sull'uscio : - Ditelo piuttosto al .conte. Il conte, - ag– giunse, - si è reso interessante ~o~ suo presente ~rascorso. , • I cavalieri che stavano sul c1gho della gora s1 fecero anch essi vicini. - Dunque credete, - •disse il più magro, - che la presenza dei due ÌIIl questa locanda non sia effetto del caso, come vorrebbero che si credesse, bensì di un COIIlcertopreso .... - Ah, ah, che mi fate ridere, mio caro, - lo interruppe il mar– chese, e quel grassone: << ah, ah>>, fece eco tutto contento, mentre batteva col frustililo a piccoli colp,i sulla spalla dell'ingenuo. Rispose il marchese : - Che dite, il caso ... ! abitare entrambi in Parma, essere en– trambi notissimi, OOIIloscersi ed igmorare il viag 1 gio reciprocamente. Ditemi se può darsi ? - Non può darsi, - disse fedele il grassone. - Il mio domestico Giuseppe, che per svelar segreti è fatto ap- posta, - aggiunse il marchese, - fece ciarlare il cameriere del conte, e COIIl profitto. - Ma la Dal Ponte, la gran cantamte ... , - incominciò l'ilil– genuo. - Zitto, IIlO!Il fate nomi, - interruppe il marchese, - che vi po– trebbero udire. - Eh! che non c'è niente di male, - replicò quello: - Dicevo~ quella do1I1na leggiadrissima, giovane·, contesa .... - Non più tanto giov,ane, - interruppe di nuovo il marchese. - Né giovane, IIlé vecchia, - disse il grassolile, - IIlé giovame né vecchia. L'ho incontrata per li:i,prima volta or son dieci anni. Ebbene, oggi : tal quale. - Via, non mi fate ridere, signor mio, ---' disse il magro, - 1I1onmi fate ridere, che è giovane,. UIIlfiore, e per questo non c'è bisogino di conoscer date, basta avere un paio d' occhi. Purché servano, - aggiunse sottovoce: - Vi par forse di una donna non dico matura, ma che digià s'avvii a d•oventarlo, una pelle sottile, chiara, unita, ove il colore del sangue·.non traspare, ma è tutto dif– fuso, caldo, ghiotto, una pelle liscia da petali di rose .... - Lattea, - suggerì UIIlO. - Lattea, - riprese l'entusiasta, - sovra una carne né pover•a IIléabbondante, morbida certamente· e nello stesso tempo soda, come si conviene, secondo i luoghi. E i seni? per quel che se ne vede e IIlOIIl è poco, non crederei si p,ote·sse desiderare di meglio. Picc~li fermi, birichini, posti in quel modo -d:'oroche le braccia conserte IIlO~ BibliotecaGino Bianco
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