Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931
Fogli di diario 45 più cupi e lucenti del vetro nero, mi dardeggiavamo senza posa. Apparendo e scomparendo fra le coloilne, con le loro labbra rapaci mi sorridevano. Questo giuoco durò uri. pezzo, finché no111 si giunse in un luogo appartato. Allora esse mi si misero risolutamente al fianoo, e la più anziana mi domandò denaro. Parlava un cattivo . spagnolo, e la sua voce era arrochita e sgraidevole. Gliene detti, ma 1110n le bastò. Quello che anc6ra avevo in mamo, me lo tolse quasi con furia. Poi in fretta mi sussurrò che la ragazza aveva qui111dici anni, e che, volendo, avrei potuto dormire con lei. Questa si chia– mava Hermolina. In seguito, le ho rivedute più volte. Esse bevevano birra in un piccolo caffè rigurgitante di soldati e di mandriani. La dollllD.a diceva la buona ventura ed Hermolina, seduta in disparte, sorrideva come assente e trasognata. Potei meglio osservarla. La sua bellezza aveva alcunché d'infermo : gracile sebbene .già perfettamente f.ormata la sua persona; il viso 1I1ello stesso tempo acerbo e stanco; gli occhi stupendi ma pazzi. Più tardi notai che tanto lei quanto sua madre calzavamo scarpe nuove, e quelle vecchie, indegne dei loro piccoli piedi di fai111e,portavano annodate in urn fazzoletto. Esse avevamo comprato arance e noci da un venditore ambulante, e golosamente affondavano i loro denti bianchissimi in quelle polpe dorate, schiac– ciavano le dure valve dei gusci come se fossero stati confetti. Ogni volta la doilrna mi interrogava con un lungo sguardo, non avendo Ìll1 cuor suo abbamdonato del tutto la speranz;:i, di prendermi nella sua trappola. La sera, quando sono partito, eramo alla stazione. Non più sole, ma in compag!nia di un giovane zirngaro dal lurngo ciuffo, esse mam.giavaIDomele rosse 00111 u111'aviditàanco,ra insaziata. Sono partite com il mio treno. A Casa Branca le ho vedute scendere, e perdersi rnell'ombra della tettoia male illuminata da vecchi lam– pioni a petrolio. MAPPA DEJL PORTOGALLO. Quello-che mi lascio alle spalle, mentre il treno risale la riva destra del Tago verso la frontiera spagnola, è, se troppo non pre– sumo per averlo percorso in pochi giorni da un capo all'altro, un paese ancora impigrito dal sonrn-o,tardo a svegliarsi. Quanto al fisico, « u!Ilfragment d'ltalie piacé en bordure de l' Atlantique >>,ha detto uno scrittore framcese, e questa definizione del Portogallo potrebbe forse bastare a se stessa. U111 cielo eternamente giovrune, come quello italiruno, splende infatti sop,ra una natura altrettanto antica, ricca e n001compiutamente felice. Il pitI10,l'olivo, l'arancio fruttificano sulla sponda dell'Oceano, lungo le rive dei grrundi fiumi, su pianure per così piccolo territorio sterminate; le montagne di Traz. os Morntes e della Beira Alta sono alpÌille; i colli dell' Alem- BibliotecaGino Bianco
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