Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931
La ol"is·idel Te-atro 31 dei diritti d'autore per il Teatro drammatico è passiva: ossia, l'·am– ministrazione della Società, rnel servizio di riscuoterli e passa,rli ai suoi soci, spende più di quanto trattiene a suo compenso. È vero che, a tutto questo, si p•otrebbe rispondere che· i suoi ùonti ,nolll cominciano da oggi; che, dei parecchi miHoini accumulati nel p-as·sato e tuttora giacenti nelle sue casse, buorna parte la rese il Teatro di prosa,, in tempi più redditizi; che, delle altre somme gua– dagrnate con la percentuale delle tasse erariali sui pubblici spet– tacoli, una parte proviene ,cla,gli spetta,coli di prosa; che, ·infine, la concessione di quest'appalto, e in .genere l'aura di prestigio ornd'essa gode, la Società la deve principalmente a questo nome di «Autori)), di cui s'è fregiata dall'inizio. Oornclusione: non potrà essere la Società a fomire irnteramente, :né abbondamtemente, i mezzi economici che per caso ,si stimassero necessari a risolvere, in sernso artistico, la crisi; ma nemmeno sarà ingiusto -domamdargliene un'equa, parte. A beneficio di chi, e di che ? Questo è il punto. X Il male, che og,gi si palesa in forme così gravi, gli spiriti più sensibili l'avevaino già avvertito, in Italia; almeno trent'anni add'ie– tro. Il sospiro d'Amleto sui guitti vagabondi: «E_ perché viag– giano? Una residenza fissa, e per la loro reputazion.e e pel loro pro– fitto, sarebbe m(igliore >>, parve trovare un'eco, •dopo che in tutta Europa, amche fra inoi. Il 1I1omadismodèi comici dell'arte, si disse, non è più per il Tea– tro del tempo nostro. Si tratta d'un problema che è, irnsieme, este– tico e etico. L'arte, oggi, ,non possono farla, gli zingari. La interpre– tazione scenica model'IIla ha bisogno ,d'intelligenze coltivate, di cure chia,roveggenti, di felice raccoglimento: tutte cose che rnon si con– ciliano col va.gone e con la ca.mera mobiliata. Nella nuova e gramde storia del Teatro contemporaineo, da Stanislawski a Reinhardt, da Oopeau a Tairof, da Piscator a.U' Habi!ma, non si conosce un mae– stro, un direttore, Ulll capo, che noo a,bbia sentito la necessità di posarsi in un teatro stabile. Bisogna che gli attori it·aliami escaJ110 dallo stato d'inferiorità, prima che artistica, m orale, i n cui si tro– vano ,di fronte agli stranieri; .bisogna che non sia.no più istrioni, ma uomirni ; bisogna dar loro la possibilità di vivere, amare, for– marsi u,na famiglia, coltivarsi, conoscere l'arte e il mondo come il resto della civile umanità. Bisogna ch'essi si fermino, biso.grnache respirino, bisogna che acquistino la consapevolezza di sé. Bisogrna che il regno .delle cose fatte alla meglio, improvvisate, ·abborracciate, BibliotecaGino Bianco
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