Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931
La crisi del Teatro raria, artistica, storica, filosofica,. E dovrebbe i,noltre avere una particolare coinoscenza di quella che è, specialmente, la sua materia: la Storia del Teatro, antico e contemporaneo. E dovrebbe poi, per poter giudicare non solo del Dramma ma anche dello spettacolo, avere u,na competenza teooica i,n tutto ciò che riguarda l'interpreta– zione scenica. E dovrebbe ainc6ra, per tenersi al corrente .specie i111 questo campo dove i libri no,n bastano, compiere ogni anno il suo bravo giro per l'Eul'opa, a vedere quel che si fa ,negli altri paesi. E dovrebbe iinfine, e soprattutto, avere u,na sua perso,nalità, un suo punto di vista, un gusto suo e una sensibilità sua; perché critica <<obbiettiva)) si può e si deve fare nel senso che, oocostandos,i a un'opera d'arte, ci si deve spoglia-re d'ogni preconcetto perso,nale; per tentar d'abbracciare e d'inte,ndere appieno l'artista; ma ,non nel senso che il critico, in quest'atto d'amore, debba rinunciare a esser lui. Ora enumeri il lettore, i,n mente sua, i ,nomi dei nostri critici drammatici, o dei più ,noti; e veda quainti fra essi corrispon– daino, almeno in parte, almeno come intenzione, a queste elementari esigenze-. Troppo spesso i nostri cosiddetti critici sono rnient'altro che pra– ticoni di Teatro, che da venti e più anni hanno l' abitudiine di reoensire le novità; e sèguitaino a farlo, come l'han sempre fatto, a lume di naso, paragona,ndo quello che vedono al modulo di quello che, per ahitudi,ne, ·accettarono in p•assato, e regolandosi di conse– guenza. Oppure sono ragazzi curiosi, alle volte anche entusiasti, più spesso pretensiosi, quasi sempre impreparatissimi; che credono di farsi un nome giudicaindo a vànvera e sparandole gl'osse. Oppure sono pE)rsone di buona famiglia, che arrotondano la modesta ren - dita, o i guadagni fatti altrove, con lo stipendio procurato loro, .•in un giornale, da un uomo politico o da u,n azionista influente. Oppure sono, come s'è visto, autori, già rappresentati o da rappr-e- . ,, sentare, che si servono della cronaca teatrale come d'un mezzo. Oppure sono letterati e snobs, che disprezzano il Teatro, se n'occu– pano per degnazione, vi fanno capoliino sedendosi appena sull'orlo della .poltrona per non sporcarsi troppo, e parlano della sua miseria col precipuo scopo di farsi ,notare dicendo il coilltrario degli altri. (Va da sé che, fra tutti, questi ultimi sono di gran lunga i peggiori ; fortunatamente son quelli che resistono di meno; anche per la buo,na ragione che, dopo le due o tre cosette ruminate da amni in cuor loro, non sanno più che dire, e devono smettere). E la funzione della st3!mpa ? E i lumi che il pubblico disorientato aspetta dalla critica ? E gli autori, giovani e non più giovani, che le domandano d'esser rivelati a se stessi? E i poveri attori, che non sanno più dove battere il capo? La missione d'un critico, ha- scritto poco fa il più illustre critico berliinese, Alfred Kerr, in un mP.ssaggio inviato al IV Congresso internazionale della Critica. BibliotecaGino Bianco
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