Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

PIO RAJNA MAESTRO, E degno ed è giusto salutare col titolo di cavaliere della probità la memoria dell'insigne maestro che dedicò tanta parte della vita alle fan– tasie eroiche rlel medio evo. Perché Pio Rajna fu (e io pronuncio questo passat.o con tanto rammarico) probo e cavaliere sempre in ogni cosa: e prima di tutto verso la disciplina che professò. Quando cominciò a, insegnare Filologia romanza dalla cattedra del- 1' Aocademia scientifico-letteraria di Milano, nel 1872, chiamatovi da Graziadio Ascoli, questa scienza era molto giovane tra noi; ma, perché giovine, assai promettente; e fu il Rajna che le dette subito il lustro e il decoro <>hP aveva già in Germania ed in Francia. Né gli venne fatto soltanto perché era riccamente dotato « di quella sagacia prudente e di quel meraviglioso senso del reale» ch'egli lodava in Federigo Diez, il fondatore, non soltanto perché aveva la mente ben quadrata alla scienza, ma perché vi si dette tutto con un'energia senza pari, con un ardore e una tenacia di lavoro che non conobbe riposo. Nel 1876 (aveva, allora 29 anni) con là pubblicazione delle Fonti del– l'Orlando Furioso aveva acquistato alla sua disciplina tutta la vasta prnvincia dell'epopea romanzesca in Italia. Ché il significato principale e duraturo del libro sta in questo : che vi si trova restituito agli studi un materiale immenso, in gran parte inedito, mal noto o assoluta– mente sconosciuto prima; e il merito di averne fatta la ricognizione, nelle biblioteche nostre e straniere, è tutto del Rajna. Il tèma è l'in– venzione, la !':Uatrasmissione, l'incremento, lo svolgimento; e la ben nota conclusione è che il culmine dell'epopea cavalleresca in Italia, sotto l'aspetto dell'invenzione, è nel Bojardo, che fuse i due cicli, e non nell'Ariosto, che inventò ben poco, ma spaziò a suo piacere e a suo genio per lo smisurato mondo delle immaginazioni medievali, cui as– sociò, con pari libertà, quelle classiche. Risultato vero, e ben documen- . ·tato; ricerca di cui l'Ariosto stesso sembra aver testimoniato la le– gittimità, lasciando segnato a margine di qualcuno dei libri da lui letti per ordire la sua gran tela: questo punto può servir a quest'altro. Dun– que, per tale aspetto conoscitivo, risultato definitivo, salvo i limiti posti dal Rajna stesso, ora d'incertezza, ora di non raggiunta compiutezza. L'esame critico-estetico è un'altra cosa; P il Rajna, ch'ebbe ad assu– mersi un compito improbo di ricerca e di storia, la considerava come un'attività diEtinta e separata, alla quale intendeva anche rendere un omaggio discreto. Soltanto, onesto e severo com'era verso gli studi suoi, gli doleva che l'estetica fosse scambiata da molti con un giuoco di bus- BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy