Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

RIOORDO DI UMBERTO FRAOOHIA. I. Con la morte di Umberto Fracchia, - e così immatura e tragica che ancora ne offende, - i lettori italiani hanno perso qno dei loro romanzieri più degni. Angela è di que,i rari libri felici, a un tempo poetici e veri, di una stagione e di sempre, che letti una volta non si scordano più. In Angela, nella Stella del Nord, nelle più belle novelle di Piccola gente di città, per i suoi lettori, Fracchia resterà, vivo; sarà, a,ncora, lo « squisito maestro moderno>> che disse Silvio Benco. Questa è la parte di lui che la tragedia e la morte non han potuto toccar-e. Ma c'è un altro Fracchia, l'amico fraterno, il consigliere, il fedele compagno di tutti noi, il nostro Fracchia, che è sparito per sempre. E questa perdita è senza compenso. Oggi meglio di ieri ci accorgiamo che nella generazione letteraria del nostro tempo, tra gli scrittori vecchi e i nuovi, tra quelli· che si affacciano e quelli che già tengono il campo, Fracchia s'era assunto il compito più delicato, la parte più difficile. Egli credeva alla società letteraria; all'utilità, di una consuetudine., di un costume che leghi tra loro gli scrittori del tempo. In Italia questa credenza fu sempre rara; le generazioni nuove: poi ne sembravano lon– tanissime. Di natura .sua, lo scrittore italiano, più volentieri di ogni altro motto, adotta questo: ognun per sé. Se poi si associa, va a far • parte di un gruppo esclusivo, di una chiesola polemica, di un cenacolo di correligionarì. Cell.ule che non formano tessuto, pattuglie, l'una con– tro l'altra ostile, di un esercito che più spesso non c'è. Ma le differenze·, i gusti diversi, le polemiche, i contrasti, non sono essi la garanzia più certa, il vivaio na'turale di ogni letteratura? Nes– suno ne dubita. E che ciascuno resti quello che è. Ma un minimo d'intesa e di solidarietà, non guasterà a nessuno il carattere, non ridurrà l'in– ge,gno a nessuno : darà anzi a tutti, col senso del proprio limite anche il piacere della reciproca utilità, quel gusto tutto umano della 'società, e della convivenza,. che, se a ogni altra specie d'uomini giova, non s'in– tende perché debba per l'appunto nuocere agli scrittori. D'altronde gli scrittori italiani, uno per uno, furono dispostissimi sempre a invidiare questo costume, questa società, per esempio ai francesi. Quanto poi a far qualcosa loro per a.verla .... Umberto Fracchia fece moltissimo. Negli ultimi dieci anni ne,ssuno come lui si adoprò a stabilire questa migliore convivenza letteraria. Senza sembrare, Fracchia s'era assunto tra noi questa missione. BibliotecaGino Bianco

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