Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930

Morte improvvisa 707 aiutato a riconquistare quel posto, 1110n troppo import3Jllte in ve– rità, che alcu111i 3Jilllli prima aveva avuto in quella .società. Era stato invece acoolto con una festosità prudente, frivola e co'Ilvenzionale, gli era stato lasciato capire che tutto era finito, e aveva avuto, run– dandosene, la sfortuna di sorprendere attraverso UJnaporta aperta, illl UIIlO specchio, quella amante tanto adorata strettamente abbrac– ciata al oonte R., un giovanotto entrato appooto in quel momooto. Naufragato l'amore, restava lo snobismo: ma, recatosi ripetuta- 1mente a :quella casa, il Pig111ottis'era sentito rispondere la prima volta che l'amante dormiva, la seconda volta che era uscita e la terza che era a letto malata. Poi a,veva saputo di UIIlafesta che ella avrebbe dato la IIlotte del giovedì grasso, aveva aspettato invano l'i111vitoe il vero sig1I1ificatodi quel sonno, di quella assenza, di quella malattia, gli era finalmente apparso. Pieno di rruncore, e di amor proprio offeso, aveva passttto un giorno intero a rumÌIIlare propositi di vendetta,; e runc6ra adesso molto lo 001I1solava rchitet– tare in qual modo crudele e pubblico avrebbe potuto svergognare l'amante infedele. Immagililava per esempio di entrare, ospite inde– siderato, in quei saloni affollati, aindare risolutamente alla con– tessa T ., afferrarla per un braccio e gridare a tutti la verità; oppure I1nda re a cercare il conte T., rivelarili la tresca di sua moglie, bat– ter.si oon lui, fare UJnoscrundalo. Queste fantasie, oltre a consolarlo, lo ill udevruno sulla propria persona. Dimenticava difatti, mentre si abbrundonava a queste vendicative immag:unazioni tanto la propria bruttezza che la propria solitudine, si vedeva come avrebbe voluto essere e non era mari .stato, aitante, robusto e fortunato, circondato di a.l)licifedeli e dti.donne innamorate; la sua vrunità e il suo orgoglio maltrattati dalla realtà trionfava1I10 nei sog1I1i. Due colpi aUa porta lo destarono da queste fantasticherie. Aprì, la cameriera gli porse una lettera. - È l'invito, - pensò piooo di speramza scorgendo sopra il frruncobollo il timbro della dttà; m·a lacerata la busta lesse : « Gentilissimo marchese, ((Sebbene io sia sicura che si è già dimenticato della serata pas– sata i1nsieme una settimana fa, mi prendo la libertà di informarla che giovedì sera sarò in casa per i miei amici. Nella speramza di potere averla oon noi le mando i miei migliori saluti. Sua Olga Olgiati ». Così lollltrunoera da.l prevedere U1I1 tale invito, così grande era stata la speranza di quell'altra lettera aspettata invano, che per un hitante 1110n capì neppure cosa significassero quelle righe che aveva letto. Fece qualche passo per la stanza; riguardò la busta e fu preso ad un tratto da una gran bile alla vista dell'indirizzo : per il mar- 1bliotecaGino Bianco

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