Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930

Fogli di diario 703 e le illusioni infantili. Arnzi mi divenne ben presto impossibile con– cepire urna vita diversa da quella che io conducevo; i pochi giorini che, fra uin viaggio e l'altro, passavo a terra presso mia madre erano per me vuoti, uggiosi ed eterni; e io contavo le ore che -0g,ni volta mi separavano da una nuova partenza. è-0intutto ciò noin tro– vavo più 1I1essu1I1a gioia nel inavigare. I paesi e le città che rnoi toc– cavamo (a parte che tutto il mo1I1dosi somiglia) m'erano ormai troppo noti per risvegliare la mia curiosità ed esercitare qualche attrattiva sull'animo mio. Quainto al mio mestiere, il ripetersi, per anni ed anni, delle medesime circostanze aveva trasformato anche me irn uina specie di macchina tenuta al regime di un certo numero di giri. Tutto mi era così ilndifferente che stav,o mesi interi senza mettere piede in terra; e durante le nostre soste nei porti d'Oriente preferivo passare le mie ore di libertà coricato in cuccetta, a ri– farmi del sonno perduto lllelle lU1I1ghe guardie n-0tturine. « Mi chiederete perché inornoambiassi nave, se su quella tutto m'era voouto a noia. Risponderò che le -0ccasioni non sarebbero maincate, ma che esse illon eraino tali da compensare i rischi di un mutamento di regole e d'abitudini. Io conoscevo ormai il Dardania come le mie tasche, godevo 1a piena fiducia del comandante, tutte le particolarità del servizio m'erano familiari, e sarei stato uno sciocco a cambiare queste cose per altre -0imprevedute o illlcerte, e senz'altra ragione che UIIl capriccio. N•on v'è illulla di più temibile, , per ,noi marinai, di quelle che voi chiamate avventure. Le vostre avventure si risolvono sempre in sinistri per noi. Non ci vuol nulla a perdere Ulllalliave, e una semplice avaria, dovuta ad Ulllerrore di mamovra, ad un attimo di distrazione -0 di smarrimento, ~asta, amche col mare più calmo e nel migliore dei porti, a gettare sul lastrico un -0nesto padre di famiglia e a rovinare un giovane per sempre. Le tempeste, i tifoni, le trombe madille, le correnti, le inebbie, sorno Uilldi più. La balla di cotone che, fermentando nel chiuso della stiva, s'incendia spontaneamente è anche un di più. I casi nei quali il destino opera i;ooitro Ogllli nostro potere sono insomma già tarnti, che sarebbe uina pazzia cercarne altri facilmente evitabili con l'esperienza. « Ma, a lungo andare, un'avventura toccò purtropp-0 anche a rnoi. Una notte di foschìa, a poche miglia dall'isola di Zea, rundammo a picchiare contro uno scoglio. Il Dar,dania !llOnresse all'urto e, dopo aver lottato disperatamente contro l'acqua che allagava le stive, dovemmo abb3Jildonarlo per lllon finire ai pesci anche noi. Quantunque io nO!llfossi per nulla responsabile dell'accaduto, l'om– bra che questa sorte di disastri proietta anche su chi non llle ha colpa è tale, che per due anni e più rimasi disoccupato. Avevo allora ventilllove an!lli, e il grado di primo ufficiale, raggiunto a duro prezzo di fatiche e di sacrifici. Pure, presto _esaurite le mie poche BiblrotecaGino Bianco

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