Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930
Fogli di diario 701 scendesse goffamente sugli orecchi: una gram forza m'entrava nelle braccia, nelle spalle, il petto mi si gon:fiav,a,;e, in preda ,ad una. spe<;ie d'ebbrezza della quale non ho mai più provato l'eguale im vita mia, io timido e pauroso, amimato a un tratto da uno strano coraggio mi sentivo u,n ercole, un leone; e, capace di tutto, osavo persino penetrare fin nel profondo di certo buio sgabuzzino, ingom– bro di gomene, barilotti e tacche di sughero, che mi :figuravo una stiva di bastimento. « Quando era già uin pezzo che lo zio Costanzo non dava più no– tizie di sé, la zia Costanza, più che mai triste e angosciata, giorno e notte si struggeva pregando la Madonna di scamparlo dalle bur– rasche e di affrettame il ritorno. Ma nessuno più di me attendeva con febbrile impazienza il giorno e l'ora in cui il Don Ferdinando sarebbe :finalmente rientrato in porto, per attraccare al molo V~C– chio, o gittare le amcore e calare il guscio. Era un piccolo '!apore carico d'anni, e così tozzo e panciuto, così ammaccato e rattoppato rnei fiam.ehi,oosì sudicio e sdrucito) che non ce n'era un altro ngna,le in tutto il mond'o. Ma allora, ai miei occhi, esso aveva qualche cosa d'arcano, di prodigioso. La buon'anima di mio padre ed io ci mette– vamo subito in una barchetta e, acco~tando cautamente al Don Fer– dinando, ci arrampicavamo su per la biscaglina fino a toccare il bordo, esercizio più che temerario per nn notaio e un ragazzo pau– roso di dieci 3illllli; e, scavalcando la murata, ci trovavamo l'umo d'opo l'altro, pallidi e trafelati, fra le braccia dello zio Oostainz-o. « Dopo le prime espamsioni, mio padre e lo zio, appartati nel salottino con certe ':ecchie bottiglie, si dimenticavano di me; e io, respirando con voluttà quell'odore di salmastro, di sciacquatura di la.vam.dimi,di carbone e di cimici, che dovevo poi respirare per tutta la vita, correvo sul ponte; e là, afferrando a d'µe mani la ruota del timone, :fingendo di tirare la cor dicella della sirena mentre a pieni polmoni so:flfavoilll un mio bel :fischietti.no, libero e felice na– vigavo per bonacce e fortumali, attraverso mebbie e ghiacci, sull'in– genuo mare della mia fantasia,. La voce dello zio Oostam.zo, rim– bombam.do cupa· nel sottoponte, veniva sempre troppo presto a st rappa.rmi a quell'incantesimo. Egli già vestito in borghese come un uomo qualunque, mio padre minacciandomi com le sue piccole mani foderate ò'ai mezzi gualllti, mi aspettavamo per scendere a terra. E :i:o li seguivo docilmente, ma il mio cuore rimaneva lassù, legato alla ruota del timone, come l'eroico timooiere nel furore della tempesta. Sono certo che mio figlio, se gli lasciassi salire questa scala, farebbe altrettanto, e nascerebbe am.che in lui questa sciocca passione, come per un grosso giocattolo. Per ciò, io che so a che cosa essa conduce, IJiliofiglio, a bordo, meglio se non lo vedo. « Tornamdo a me, fisso come ero ormai nell'idea di fare il ma– rinaio, che questa. fosse la pi_ù bella vita del mondo, a scuola an- BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy