Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930
700 U. Fracchia « Mio padre avrebbe certamente voluto fare di me un notaio <Xlme lui. Avrei dovuto anch'io ra.cchiudere fra due cartoni, ad uno ad uno tutti o-li a!Ilni della mia vita, e collocarli, diligentemente allineati, nellt scaffale. Non dico che egli lllOIIl avrebbe fatto il mio bene, ma un fratello di mia màdre, lo zio Costamzo, era capitano di luingo oorso, e colllun suo piccolo bastimento (egli era nello stesso tempo armatore e capitano) faceva frequenti viaggi lllel Mar Rosso per il commercio dell'avorio e delle armi da fuoco. Dura,nte le sue .assenze, che si prolungavano per mesi e mesi, mia madre ogni giorno andava dalla zia CostMJ.za (si chiamava Costanza anche lei) e lì pregavano e sospiravalllo insieme, sedute dinanzi a un altarino sul quale era stesa una bella tovaglina ricamata, e posata una bel– l'immagine della Madonna di Montenero, con accamto un ritratto dello zio Costanzo vestito da Capitano, - la pipa nella sinistra e inella destra il sestante, - un lumino in un bicchiere e non so quaID.ti mazzolini dli fiori di carta infilati in vasetti d'alabastro. « Io accompagnavo volentieri mia madre ID quella casa. Le sue alte :finestre si affacciavano sui bacini di carenaggio e c'era persino uin balcone dal quale si dominava il porto in tutta la sua distesa. Era là che lo zio Costrunzo, nei giorni di sosta, se ne stava, masti– caindo la pipa, a scrutare 001I1 i suoi piccoli occhi pieni di malizia l'amdare e venire delle lllavi. Egli non apriva mai bocca, ma spesso lo si vedeva crollare il capo con commiserazione, o ridacchiare fra sé e sé, battendosi allegramente la coscia con una mano. Che sa– pesse navigare, in tutto il dipartimooto, a!Ilzi m tutto il Mediter– raneo, c'era, inutile dirlo, lui solo. E:r:a un vero marinaio, di quelli di cui si è perduto la razza; nel mare aveva il suo elemento; e .anche quando era fermo, sul p,oggiolo, a modo suo navigava. Mentre mia madre e la zia Costanza, malmcollliche e compuinte, parlotta– -vano fra loro sottovoce come se fossero i,n chiesa, io andavo attorno per la casa, e lllon mi stancavo di guardare e toccare tutte le cose che apparteneva1I10 a lui, attinenti ai suoi lunghi viaggi e al suo mestiere· di marinaio. « C'era uin modello di brigamtino sotto una campama di vetro, ce ,n'era un altro più piccolo, meraviglioso, racchiuso in una bottiglia. C'eramo sulla oo/Jisolle del salotto. alcuni rami di corallo strane conchiglie. C'erano alcune scatole col coperchio tutto irncr~sfato di piccole chiocciole di maidreperla. C'era un vecchio cannocchiale d'ottOIIle, più lungo del mio braccio, con una lente così piccola che appena ci passava la pupilla. C'era, in una scatola di leg1I10 di mo– galllo, ullla bussola a sospensione con la rosa dei venti bianca e ·,nera. ,Molte altre cose c'erano, e fra le altre anche, app~o ad un attaccapamni nel corridoio, un logoro berretto gallonato, con l'an– cora d'oro sulla visiera, come questo che ora porto i,n capo• e quando io mi mettevo quel berretto, non importava nulla che 'mi BibliotecaGino Bianco
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