Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930
678 G. Piovene di malato, u111a vergogna d'ignudo. Sootivo :fìsical1llentei miei c,om– P'agni mutarsi in esa,mirratori. La donna, ora.mai- no111 :fiatava e, un poco rientra,ta col petto, seguita.va a ,scrutarci per il ~imor ~ella :fine. M:a :finalmente, ced endo, chinò tra le mam.i la faccia, e <llime– nandosi cominciò a mugolare. - .Aindi,amo,suvvia, - disse il ma,reisciaUo.- Ha visto·: non c'è. Il ser.gentino galante pa,rlò •dei due uomini partiti da poco per C-OIIIlo. Si rianimò la rag,a,zza e richiamate le lagrime riprese un'aria sdegnosa e concessiva. Il maresciallo promise di scrivere a Oo!IDO: domandatogli quando s•arehbe giunta risposta, rispose fra tre o quattro giorni. Ella ave>varipreso la sua, presunzione d[ sublimità, da 1110.bile povero che patisce la fame. Il colpevole si poteva trovare. Se 111e andò sola, il passo raceiolto sull'i111guine,cosciente com.e irnfer– miera, ,seria e triste custode di un'idealità. No111 so poi nulla •di quanto si scrisse a suo riguardo, tra Como e Colico, o se mai si scrisse parola. Il terzo giorno tornò : il sergentino distribuiva le lettere. - Risposte da Como ? - chiedeva. La si rivide la sera, e' l'indomani, e poi sempre. Se p•recedeva la posta, il sergentino le diceva,: s.'·acoomodi, abbaindonandole la sua stainza. La vedev3Jmo seduta tra il lavamani e il comodino, le m.ami soprra i ginocchi, in un cordoglfo, irriflessivo: ma era una posa per noi, e quell'aspetto di rigido •accascif.llm.elnto mi parve dovuto soltamto all'attenzione con cui ci seguiva di strafor,o. Però fìlllgeva di lllon ve– derci e sospirav 1 a ooi gesti più desolati. Non mancò mai di compiere il proprio dovere. Venivia oon la sicurrezza di chi s'assicura 111ella pro– pria ooscienza, COlll u111a specie di vigilanza pol,emica contro i rispetti umruni: pareva anzi ohe .s'esercitasse per vincerli. La penitente teneva stretto il suo sgua,rdo. Cercava di mettersi irn vista e dopo, seinza riparo, si nasoondeva dietro se stessa. - .Se lasciassi c,orrere, - dioeva sempr,e, - nornavrei stima di me. Spesso resta/va oornrnoi, seduta sulla s-olita,prunca: e nei momenti distratti la vidi giovame e allegra, sebbene sempre con Uir'l ricorrd,o,, che dli.rei frsico, di ritenutezza: un riso forte, una parola spigliata lo riS1Vegliia,vamo a un tratto, e •allora si riprendeva, guardava sop!I'a la spalla con un sorriso urn po' livido, ridiveniva sdegnosa e smorta. Ora i soldati la stuzzicavamo e' ,richiamavano la sua disgrazia. ,Stor– nava il capo, muta ed incorruttibile; toccata, _s'irrigidiva o si sorol– lava c on dis gusto. Poi se ne andava dioerndoi: - A questa gente rno111 si può da.re Ulll pollice, che prendono subito il bra.ccio. · Be nché l 'ingresso al forte fosse vietato, di frornte agli occhi di tutti e'lla aveva a.cquistwto il diritto di entrare. Con me spesso era affabile ma sempre com urn sottinteso, come un nemico che parlia con te da uomo •a uomo seguendo un impulso, che tierne a vile, del cuore, pronto ad ucciderti quamdo lo imponga il dovere. Res.tava. BibliotecaGino Bianco
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