Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930
Marta 677 .Nessuno fiatò. Il maresciaUo ci scrollò ad UlllO ad uno pel bavero. - Non volete parlare? E lo stesso. Tol'lllocon la raigazm. Peggio per lui, se ora tace. Marta era •piccola, bru111a,d'un magro pa.Uore .mongolico. La zazzeretta le si arricciava sul collo, nera e lucente fino a sembrare metallica, dura, senza capriccio. L'arco robusto del sQpracciglio por– tava sotto un piccolo naso arcuato: la bocca rialzavia gli zigiomi, e gli occhi erano chiari, d'una matura serietà. Sedette sopra umi, prunca, in piena luce pomeridiana. Il mare– sciallo, che gra1ndeggirundole accanto s'asciugaiva il sudore, le chiese quale fosse il colpevole. Ella alzò gli ,occhi da terra, dove li aveva fissati come negando l'udienza, quasi che fosse richiesta per un affare no111 suo : e li portò su di noi, che il sergentino aveva schierato in due file. - Aspetti, - disse il maresciallo. Riabbassò gli occhi sopra u111a spralla, ed attese. Schifilto.sa, se– vera, vole'V'asoddisfazi-0111e ma senza abbassarsi a parlare : ne aveva diritto. - M001canessuno ? - Nessuno. Per più sicurezzia., contò. - Avanti. Sedeva rigid!a e ci scrutina.va con una piega tra i sopraccigli. - TJ'IOV'ato ? - di sse il mare sciallo. - No, - disse Marta, per non sporcarsi, tra i denti. Portò due, tre volte le mruni aid 31ggiustar,si i capelli, con 11lll oolpo .secco del pa.LmoalLa tempia: gli occhi passava1110da uno all'altro di 111oi, con uno sc·atto, pungenti: ed ora uno strano vermiglio pas– sava a tratti su quel pallore di bru111a. - Trovato? - chiese il maresciallo. Si volse all'ultimo della fila. Lo fissò a loogo, aggressiva, ma più che un impeto d'ira mi parve Ulll impeto d[ speranza. Allora vidi quell'espressi0111e dum e vendicatrice soomporsi: tremò 111ei suoi occhi qualcosa di strabico e di sfuggente : sbirciò a mezzo l'uomo con uno sguardo di tema. Ma si ,riprese, fermò lo sguardo per via. - Io nOIIlcapisco, - mormorò, spallucciando. - Non c'è? - Ci dev'essere. Riprese a guardarci a uno a uno. Io mi sentivo a disagio, 111On certo per me, ma per lei. .Fermava ogmi tanto lo sguardo, aggrot– tarudlole ciglia e ritra~mdosi U1I1 poco, non si capiva se per incertezza o per conteglllo. Poi cominciò ad agitarsi, e gli occhi passavano dal– l'uno all'altro di noi, più per tremore che per ricerca. Ora aveva bisogno di ritrovare il colpevole, non più per perdere lui, ma per salvare se stessa. Sotto quel piglio, vedevo insinuarsi UlllO squallor BibliotecaGino Bianco
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