Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930
Il Vico scrittore 665 zar le sostanze>> (traduzione migliorata del « pecuniam vexalllt >> sal– lustia!Ilo) con quella serie di zete e doppie zete e per:fìno col voluto doppio p di «. istrappazzar >>, tanto ortograficamente biasimevole quanto artisticamente commendevole. Ed eccone· un altro dal fra– seggio più largo, ove (analogamente al simultaneo passaggio dal tempo di tre quarti al tempo ordilllario e dalla tonalità di do mimore a quella di do maggiore lllel famosissimo « crescemdo )) d'ella quilllta sinfonia beethoveniana) il «fortissimo)) culmillla nel trapasso dalla forma affermativa a quella interr,ogativa : Bruto, che consagra con due suoi figliuoli la sua casa alla libertà; Scevola, che, col punire del fuoco la sua destra, la quale non seppe uc-ci– derlo, atterrisce e fuga Porsena, re de' Toscani; Manlio detto l'Impe– rioso, che per un felice peccato di militar disciplina, istigatogli da sti– moli di valor e di gloria, fa mozzare la testa al suo figliuolo vittorioso; i Curzi, che sà. gittano armati a cava.Ilo nella fossa fatale; i Deci, padre e figliuolo, che si consagrano per la salvezza de' loro eserciti; i Fabrizi, i Curi, che rifiutano le some d'oro da' Sanniti, le parti offerte de' regni da Pirro; gli Attili Regoli, che vanno a certa crudelissima morte in GaJ'tagine per serbare la santità romana de' giuramenti : che pro fecero alla plebe romana che più angariarla nelle guerre, più profondamente sommergerla in un ma,r d'usure, più a fondo seppellirla nelle private. prigioni de' nobili, ove gli battevano con le bacchette a spalle nude a guisa di vilissimi schiavi ? E credo che, per una, :prima sommaria esemplificazione, ciò possa bastare. Il resto, che non è poco, dovrebbe, ora specialmente che solllo in voga le allltologie vichiane, formare oggetto di apposHa, silloge, i cui brani fossero scelti, ordilllati e sobriamente illustrati da un punto di vista non filosofico-storico ma (cosa alquanto più deli– cata e difficile) rigorosamente· artistico. Varrebbe essa, molto più di qualsiasi discettazione critica, a svellere del tutto il pregiudizio, alllzi grossolano sproposito, concentrato nella formola stereotipa che cdl Vico pemsa bene ma, scrìve· male)) (quasi le due cose, per la con– tradizion che 11101 consente, non fossero, com'egli avrebbe detto, << in– compossibili ))). Nella qual silloge, se per avventura n,n giol'lllo o l'altro la mettessi insielne io, riprodurrei in caratteri d'oro dne bra111isopra tutti, 111ei quali l'impeto lirico è nel Vico eosi posseinte da elevarlo alle vette più alte del sublime. L'U1110 è la lettera ormai famosa al padre Giacco del 18 ottobre 1725 sull'insuccesso della prima Scienza nuova, e particolarmente la parte fi111ale,troppo bella perché si resista alla tentazioflle di trascriverla: Sia per sempre lodata, la Provedenza, che, quando agli infermi oc-chi mortali sembra ella, tutta rigor di giustizia, allora più che mai è impie– gata in una, somma, benignità! Perché da quest'opera io mi sento avere BibliotecaGino Bianco
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