Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930
F. Nicolini sfato pur oertamente fatto dagli uomini; - in OOIIlS•eguenz~ d~lla quale per •sì fatto oceano di dubbiezze, appare questa so1a p10c101a terra dove si possa fermare il piede : che i di lui pri1I1cipiisi debbo1I10 ritruovare dentro la 1I1aturadella 1I1ostramente umana e nella forza del nostro i!Iltendere >> • .Quale e quanta, nelfo sintesi storiche del Vico, fosse _la forza rappresentativa e descrittiva, può vedersi da un bram,o, già messo in rilievo dal Croce, ,sulla guerra di suocessione .spagnuola, della quale, 001I1 poc,hi tocchi vigorosissimi, so1I10 dati, in un solo periodo (interm.ililabile quanto si voglia, ma sol,o:),carattere generale, mo– menti culminanti e a1I1alogiee divel'lsità con le grandi guerre del– l'antichità. Ma eoco an,c6ra il ritratto d'una bella e giovame dolllna (dlornn'Angiola Oimmino, morta a soli ventisette am.llli) : La Natura vestilla di vago e dilicato corpo, n.eJ.quale tutte le gen– tili ben formate membra, e tra essoloro e nel tutto insieme, con le giuste loro corrispondenti misure sì ben ·s'intendevano, che facevano quella unità in che bellezza consiste .... E la maestra delle sensibili forme, be– nigna, di quella bellezza appunto vestirla si studiò che nelle ateniesi donne si commendava, non atante e robusta, quale si conviene alle fore- / sozze, ma dilicata e gentile, tinta di un vermiglio in atto di sparire e di venir meno : che è la soavità del colore che Aristotile diffinis:ce per compimento della bellezza. Oltre a ciò, dielle una. spedita agilità d'azione, una vivace grazia di volto ed un leggiadro contegno di portamento, che sono tutti e tre raggi di quella luce, al cui buon lume spiegandosi il bello, sempre è altro, sempre -è nuovo, non mai l'usato, non mai lo stesso. E finalmente fornilla di dolcissima grata voce, che indicava le ben regolate misure del bellissimo corpo dond'ella usciva. Le quali corporali doti, mentre il rigoglioso virginal vigore avvivavale, I.e fecero il pregio di entrare nel numero, che, come pure i filosofanti avvertiscono, è in sua ragione ben raro, delle più belle e leggiadre nobili donzelle che rallegrassero questa grande, luminosa e gentil città dell'Italia. Ma, poi che furono infievolite e spossate da' sopravegnenti gravi malori di corpo (una serie di aborti), i quali più le si a,ccrebbero con gli studi e sopra tutto dalla meditazione delle cose eterne dell'altra vita, degenerarono ~n m~a bellezza languente, che cot_anto gli Ateniesi pregiavano, la quale m lei, sembrando non altronde vivere che col vigore dello spirito che ella sempremai ebb~ vigorosissimo, ·arrecò quella importante utilità che sopra le languidezze del bello e gentil corpo, siccome amabilissime ombre, più si distinguesse e risaltasse dal di lei animo il vivo lume della, virtù. Il ricordo di quella povera morta, a;rnata da lui con affetto pa– terno, era pel Vico, malgrado il cordoglio e il dmpianto, così ras– serenatore che, caso raro, gli fece raggiu1I1gereal tempo ➔tesso l'arte e la scienza, ?ssia ~anto la prof.01I1da osservaziollle morale· quanto la rappresentaz10ne viva. Ecco, per esempio, in qual guisa il colleri- BibliotecaGino Bianco
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