Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930

\ \ Il Vico scrittore 661 O aJI1.c6ra : Lingua di nazione antica, - che si è conservata regnante - finché pervenne al suo compimento - dev'essere un gran testimone - de' co– stumi de' primi tempi del mondo. O finalmente : Ippolita Cantelma Stuarta - principessa della Roccella - donna -- che - con la maestà che le corona la fronte - coll'augusto aspetto e colle sovrane maniere - congionte alla sovrana altezza dell'animo -· alla grandezza de' suoi pensieri - ed allo splendore delle sue azioni - non che tralle nazioni ingentilite - tra' barbari stessi - dell' Affrica o della Zembla - non potrebbe dis&imulare e nascondere - d'esser de– gno generoso rampollo -· del ceppo reale di .Scozia. Uno scrittore così scultorio, così lapidario, così _c-oncentrato no,n poteva non avere robustezza e vivezza d'immagini, che si rivelano sopra tutto nella sfolgorante evidenza di certe comparazioni. - Deve formolare la proposizione così prosaica che le lingue di tempi sto– rici, specie negli scrittori delle -0rigi!Ili, serbano molte soprav– vivenze d[ quelle dei tempi eroici ? E la sua fantasia poetka. cor– rendo a ciò che nei libri di viaggi {uilla delle sue letture favorite) aveva trov;:i,to ricordato del Rio delle Amazzoni, gli fa scrivere chP « la favella poetica scorse per lungo tratto dentro il te:m.poistorico, oome i grandi rapidi fiumi si spargono molto dentro il mare e ser– baJno dolci l'acque portatevi con la violenza del corso>>. - Deve spiegare criticamelJlte come mai nei poemi omerici si trovino così sovente quelle che i vecchi esegeti chiamavano « cose vili>>? E gli sgorga dalla penna, stupendo, il paragone (in cui è anche un'jTJcoH– scia allusione autobiografica) che, « come grande rovinoso torrente no111 può far di meno di portar seco torbide l'acque e rotolare e 8as~i e tronchi con la violenza del corso, così sono le 'cose vili' dette, che si truovano sì spesse in Omero>>. - Deve ricordare qnel mo– mento della sua giovinezza, in cui, dopo aver divagato un anno e ,mezzo dagli studi, vi ritornò, spintovi d'a u,na seduta d'urn'acca– demia napoletana ? E inrnmzi ai suoi occhi balza « un generoRo ca– vallo e molto e bene e ssercita.to e lunga pezza poi lasciato in sua balìa a pascolare per le campagne>>, il quale, « se egli avviene che oda una tromba guerriera, riscuotendosi in lui il militare appetito, gestisce d'esser montato dal cavaliere e menato alla battaglia>>. - Deve formolare la sua distinzione fondamentale tra il mondo della natura-,' di cui Dio solo ha le leggi, e il mondo civile, che, perché creato d'agii uomini, si regge con leggi rinvenibili tutte illella, mem.te umana? E scrive che « in cotal lunga e densa notte ai tenebre quest'una luce barluma : - che 'l mondo delle gentili nazioni e~li è BibliotecaGino Bianco

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