Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930
658 F. Nicolini vide,nzialità della storia. Ma, per poco che daU'iindice si passi al contenuto dei libri delle sezioni dei capitoli e dei paragrafi, anche a prescimdere da c~rte sproporzioni troppo aocootuate, - un ~ibro di circa trecento pagine e un altro di poco più di vooti; un capitolo di quarrunta pagine, a cui ,ne segue un altro d[ dieci_ righe; u~ teo– rema di tre pao·ine a cui ne sono acoodate cooto di corollari: t.ra gli stessi corollari,' taluni interminabili, parecchi che tutt'insi~ m: ascendono a poche righe, - ci si avvede subito che, salvo eccezi~~i cospfoue (per esempio il brevissimo quinto libro e, forse ancora prn, il terzo,, che, nel suo procedere quasi sempre per enumemzioni, è, amche didascalicamente, quasi perfetto), fra titolo e contenuto non c'è accordo se non in qualche linea generalissima. Sovente gli a.~– siomi indimostrabili 1I1on sono assiomi indimostrabili ; i teoremi rnon sono teoremi o, se teoremi, noill sono dimostrati; i corollari noill sono corollari cioè privi dii nesso col teorema a cui si :'.'iforisco!Ilo ;· ' . e g,e,neralmente àeus ew machina di quelle pagine, materiate quas~ tutte di ripetiziOIIli, anticipazioni, posticipaziollli e sopra tutto di digressioni che s'inlilestano alle digressioni, ll10nè il inetodo geome– trico, ma il caos. Come in un vulcano in continua combustione, la, materia ribolliva co111 così torbida violenza nella meìnte del Vioo che, quasi lava incandesceillte, erompeva impetuosa dalle fragili dighe i.n cui egli stesso si sforzava ,geico!Iltenerla e ripartirla, assnmend:o at– teggiamenti strami, talora grotteschi, spesso mostruosi. Così mo– struosi che in IIlessun'altra opera vichiana a periodi classicamente perfetti s'alternruno periodoni arruffati e talora in guerra. più o mooo guerreggiata con la sintassi. Ora manca il verbo principale; ora un ililciso non è a posto; ora un inciso è venti volte più lungo délla proposizio!Ile principale; ora la ridda degli incisi aprootisi negli in– cisi clivoota co~ì vorticosa che il Vico stesso, dimenticando il punto di partenza, lascia il periodo in aria; ora !Ilon c'è né proposizio!Ile principale né i.incisi, ma una lunga sequela di proposizio!Ili e d1 frasi (quanto belle talvolta!) che· non han!Ilo tra loro alcun nesso sìliltat– tico, e a cui si deve dar nome di periodo soltrunto perché coilltraddi– stinte da UIIlalettera maiuscola illliziale e da un punto fermo ~ale. Se dunque la didascalicità, con gli runnessi e connessi pregi letterari che si sono detti, è il req1,1isito priincipale della prosa o come dicev3!llo gli antichi e lo stesso Vico, dell'eloquooza o oratoria' il Vico, o quanto meno il Vico de'lla Scienza nuova, fu un orato; sovente mediocre, talora cattivo. Ma poiché altro è l'oratoria altro la ~oesia, conviene. su~ito soggiu!Ilgere che i requisiti, tanto più rari,_ del poe_ta, egl_i, sia pure fra~mentariameinte (e. quale opera poetica, specie se di grande estensione, non è artisticamente fram– mentaria?), li possedé tutti, e spesso in misura cospicua. T'ali fra gli ~Itri, l'e~~vatezz_a~i tono, la scult?reità di frasi, la lapidarietà, la vivezza d 1mmagmi con la correlativa evidenza di comparazio!Ili, BibliotecaGino Bianco
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