Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930

656 F. Nicolini a fiotti nel suo spirito (e troppo viva, da un lato per l'illladeguatezza della sua povera e am.tiquata cultura, dall'altro per qualche soprav– vivenza del suo vecchio «io>> cartesiano), mentre gli dava Ulll senso come di abbagliamooto e di vertigine, quasi lo trasumanò, det~r– minando in lui press'a poco quello stato di rapimento e· profetico furore che nei tempi dei tempi aveva prodotto gli Ezechiele e gli Isaia. Uomo di questo mondo e, come prima, grave, tardo, letnto, qua.ndo parlasse o scrivesse di cose 1110n attinenti a quelle scoperte, egli s'accendeva, s'ecdtava e quasi si trasfigurava, sempre che fos– ser-o in giuoco le verità che la Provvidenza aveva voluto rivelargli, affidandogli, per questo fatto stesso, la missio111e (alla quale il Vioo credeva sul serio) di predicare e diffondere il nuovo Verbo. S'ecci– tava e si trasfigurava tanto che, immediatamente (1720 circa), a111- che di lui, alla stessa guisa di tutti i profeti, la sua oziosa patria foggiò il mito che fosse venuto illl furore e matto d'uom che sì saggio era stimato prima. Non che egli, malgrado siffatto stato d'animo, lll0"1si propo– nesse la ricerca pacata, il ragionamento suasivo, l'esposizio111edi– dascalicamente ordinata. Per oontrario, proprio codeste, 111el ,quin– dicen111io venten111io tragico nel quale disfece in:fi111ite v·olte la sua tela per ritesserla con 111uovo rdito, furono le cose a cui tese con tutte le forze e che di volta in volta s'illuse d'aver mirabilmente conseguite. Non c'è redazione della Scienza nuova, ÌIIl cui, implici– tame111teo esplicitamente, il Vico 1110n confessi (e una colllfessione generale al riguardo è nella seco111daparte dell' Auto,biografi,a.) di avere, nella redazione precedente, errato :nell' «ordine)), nel « me– todo>> o in altre cose simili, e IIH)narnnu111ci d'avere ora soJtanto trovata la strada bu01I1a,che, 111aturalmoote·,nella redazione suc– cessiva viene abba111do111ata, perché riconosciuta anoora una ,,olta: cat– tiva. E come 1110n esser cattiva, se, malgrado i suoi propositi, la ricer ca pacata gli s i convertiva tante volte i111 visione estatica '? se il ra-gionamem.to suasivo (quaindo 111-0n fosse del genere di quello addo tto sopra in e sempio, ossia, per 1o più, quando il Vico vo– lesse fare il mestiere, a cui non era propriio tagliato, di apologeta biblico, o quando tentasse di conciliare l'i111timopanteismo della sua :filosofiacon la sua fede incrollabile nella religio111e cattolica apo– stolica romam.a), se il ragio1I1amento suasivo, dicevamo, gli si sgre– tolava, tante altre volte, in una serie di apoftegmi ieraticamente apodittici? se dalla lotta tormentosa coi suoi stessi pe111sieri,quasi sempre ribelli ad assumere, anche ÌIIl tratti essenziali, :fisionomia precisa, chi spesso usciva perditore era precisamente il Vico? Lui fortunato, se fosse stato prevalentemente poeta! Del dio che gli si agitava dentro, e n0rn gli lasciava pace, si sarebbe liberato (ché liberazione rasserenatrice è appunto la poesia) con una serie di li– riche, quale, come s'è detto, gli riuscì eccezionalmente il De mente BibliotecaGino Bianco

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