Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930

652 F. Nicolini delle quali basterebbe a dar fama a un pensator~; e, conseguenza di questa l'occhio aquilino che in qualunque ramo della filos,orfia, ' ' ' . gli fece scorgere sempre, e quasi intuitivamente, la soluz101ne111uova, origi111alissima,coraggiosamente e consapevolmente ~u~ace, che no,11 risolveva soltanto la questio111e,ma la mutava ab imis. ,Senonche, quanto poi a facoltà dìstintive e raziocinative, - faooltà certame111~e miinori ma così indispensabili che la logica formale le poneva m ' . prima figura, - esse erano in lui, se ,non proprio assenti, scarse, e qualche volta molto scarse. Scopritore d'u,n magmifico filone filo– sofico, ,non seppe quasi mai epurare l'oro dalle scorie: tanto c~e agl'interpreti tocca spesso andarlo riscoprendo fra non poco terric– cio. I111ventored'una mirabile teoria della poesia e d'una non meno mirabile teoria del mito, fece costamtemente della poesia e del mito u,n'unica attività dello spirito, sem.za scorgere mai quello· che, in vtirtù dei suoi stessi pri111cipii,d iveniva , facile e quasi ovvio tratto distintivo (attività meramente fantastica l'una, semifantastica o concettuale-fantastica l'altro). E chi, insegnamdo logica formale, volesse mostrare ai discepoili in qual guisa filoso,fi anche gram:dis– simi siamo cascati nei più elementari errori elencati da siffatta lo– gica, potrebbe, fra altri cattivi ragionamenti della Scienza rvuova) additare questa « pruova, fisica,>> dell' universalità del Diluvio : - Il Diluvio U111iver sale, col suo llilllidore·, impedì per lu111go tempo alla terra di emana.re esalamoni secche atte ·a ingenerare i fulmini : ra– gio111 per cui il pri mo fulmine scoppfato dopo il Diluvio suscitò negli uoonillli,anoora atei, un taJ terrore, da crederlo atto di cruccio d'un ente sovrumaino, che dal fischio dri.esso fulmine chiama,rono onoma– topeicamente Zeus o Giove; - ma Servio, ,nel commento all'Eneide, scrive che Varrone noverò ben quaranta.quattro Giovi, dal che si deduce che tutte le naziOIIli amtiche, nelle loro origillli, ne ebbero uno : - dunque il Diluvio, nOIIlchépeculri.area.Ha sola Mesopota,mia e terre ciroostanti, fu comune a tutte le rnazi0111i antiche, cioè u111iver– sale. - Dove, runche a prescindere ,da,11',aintiquatezzadella teoria aristotelica sulla genesi dei fulminri. e da,lla famtasiosità delle affe'I'– mazioni storiche e delle etimologie, il Vico pone come premesEra pre– cisamente la tesi da dimostrare. Squilibrio analogo si riscontra nella sua storiografia. Chi più di lui possedé quel <tsenso del divino>> o, com'ariche egli lo chiamava « mente eroica)), senza cui, se la storia è (quale è e quale la consi '. derava il Vioo) poema di Dio, nessuna grande storiografia è possi– bile? Chi portò nella trattazione storica animo più alto, più esente da pregiudizi culturali e nazionalistici (« boria de' dotti>> e « boria delle 111azi0111i))), più cupido di verità e di luce? Chi una critica più implacabile di miti e leggende, vecchi e ,nuovi e, insieme una cura più vigil: di s~oprire qua_nto, illl miti e leggende, era gr~de O pic– colo motivo di vero? Chi Uill concetto più esatto della stessa sto- BibliotecaGino Bianco

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