Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930
Il Vico scrittore 651 suo continuo persolilificare i momenti o gradi ideali dello spirito in momenti o epoche cronologiche della storia dell'umanità, il suo coin– seguente trattare gli u,niversali (l'esteticità, la logicità, la religio– sità, la forza, l'eticità e via discorrendo) quasi enti corporei (gli «uomini-bestie)) dell' «errameinto ferino)), i «poeti teologi)), gli «eroi)), i «famoli)), e così di séguito), ch'egli riviveva dentro di sé e aocarezzava oon la stessa c,o,mmoziooeche i poeti le creature del loro mondo fantastioo, sooo altrettante prove che il Vico portasse nella sua speculazione tendenze e abiti mentali da poeta. « Specu– lare poetando)) o« poetare speculamdo )) sarebbe potuta essere la sua divisa: ,non nel senso che anche in lui, come 1I1el divino Platone, i pensieri si oggettivassero in limpidi e smaglianti fantasmi; bensì proprio !nell'altro che la sua fantasia, troppo robusta da rassegnarsi a u,n ozio prolungato, esercitasse sovente, nell'atto ch'egli avrebbe dovuto meditare coo mente pura, l'ufficio, non d'i adiutrice e ri- schiaratrice, anzi di oscuratrice e perturbatrice. . Correlativa a codesta caratteristica fondamentale dell'ingegno del Vico era l'altra della sua irnnata, attitudillle al grande e quasi compiuta inettitudine al piccolo (« la diligenza, - diceva egli me– desimo, parlando dii sé, - è una m~nuta e, perché minuta, anco tarda virtù, la qua,l dee perder-si nel lavorare d'im.tomo ad a~g,o– menti c'hamno della gra1ndezza))). Attitudine e inettitudine che investivano tutto l'uomo, anche quello pratioo, - adusa-to, per esempio, a guardare sempre d'all'alto, ossia da lontano, gli uomini e le cose, alquam.to piccoli, tra cui visse, foggirund oseli a s ua imma - gine e somiglianza, e creandosi per tal modo una fom.te perenne di delusioni; - e che, per quamto concerne la sua attività te oretica, si riflettevano egualmente nella sua filosofia, IIlella sua storiografia. IIlella sua critica letteraria. E, per cominciare dalla sua filosofia (della quale, così come della sua, storiografia e della su;t critica letteraria, è pur necessario dire qualcosa, se si vogliono intendere bene le caratteristiche della sua prosa), tre doti da grande filosofo egli possedeva ilil.misura ultrapos– sente : la sistematicità, illltesa, non 1I1el senso, più che altro lettera– rio, di saper costruire UIIlsistema armonico, bensì nell'altro, rigo– rosamente :filosofico, di non isolare mai astrattamente u,n problema sim.golo,ma vedere sempre in questo tutt'ililtera la filosofia; l'i,nven– tività, che ilil lui fu così geniale da consentirgli di compiere da solo, e senza 1I1emmenoquegli e:fficadssimi stimoli e aiuti che sono la critica, l'opposizione e la polemica 1 ), decine di sooperte, ciascuna 1) Intendo riferirmi al Diritto 111T1,iversaie e alle due Scienze nuove, che passa– rono inosservati o riceverono lodi generiche e per lo più da incompetenti ; non al De antiquissima, che trovò in un « dotto signore >J anoni~o (Bernardo Trevisan ?) un oppositore competente e acuto, dalle cui critiche il Vico trasse non poco gio– vamento. BibliotecaGino Bianco Fond~one AJfred Lewm Biblioteca Gino Bianco
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