Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930

648 Il. Nicolini del Vico dai tutt'altro che poetici versi del Porcella. E soltanto a guisa di digressione è consem.tito dire ohe primo frutto di ,quella con– versione poetico-linguistica furono, per il giovane filosofo, la can– zollle neopetrarchesca intit,olata Affetti d)im disperato (1692-93) : · sola sua vera poesia in verso, come quella iin cui, - malgrado certe rozzezze e inesperienze di fattura, una più che evidelllte reminiscenza oraziama, fors'anche qualche riecheggiamento della lirica campa– nelliallla e. taluni residui bal'Occhi (i «martiri)) invitati a esser « cortesi in dar tormenti)), i « sospiri accesi)) pregati a loro volta di « seccare i pianti)), i pia,nti esortati a vendicarsi dei sospiri « som– mergoodoli adentro il mesto core)), la <d\forte avara)) sorda alle invocazioni del Vioo, perché pavida di farsi « col morir di lui più aimara )) , - vien ca1JJ.tato, con accento sincero, commosso, personalis– simo, un pessimismo oosì cupo e una disperazione oosì straziante di qualsiasi soccorso ab intra e ab extra) da fare del Vico di quella camzone, se IIlOn proprio un 3,llltenato poetico di Giacomo Leopardi (del quale tuttavia si presente qualche motivo), certo l'amtitesi più perfetta di quel poeta, oltre che teorico e storico, della Provvidenza che sarà il Vico della Scienza nuova. Giova piuttosto, chiusa la digre·ssio[l,e, porre sotto l'occhfo del lettore questo primo saggi,o giovMlile della prosa italiana vichiana (1692) : Conciosiacosaché 'l far onore a persona la quale, -· tra perché di antica nobiltà di sangue, di bel candore di costumi .e di alto conosci– mento delle buone lettere fregiasi, tra perché di lei alcun ricordevole beneficio rimembrasi ricevuto, - di riverenzia e di ossequio degna è, ogni animo a' precetti della convenienza ben informato desideri, io, da cotal desio portato, essendo stato da molti amici richiesto che la pre– sente canzone, nella quale gli Affetti d'un disperato maneggio, alle stampe mandassi, a Vossignoria illustrissima l'appresento (dedica degli Affetti d,un disperato al marchese Domenico Rocca). O quest'altro poco posteriore (1693) e congeg1I1ato allo stesso mod-0: Poiché chiunque cla bel desio di gloria non frale vien stimolato le orme di coloro, i quaJ.i nel sentiero onde al vero onore si avvia (sic per ci s'ÌJ avvia), tutti gli altri dietro lungo spazio lasciaronsi è vago di ri– verir.e, io, con quelli sensi che la reverenzia a Lei dovuta 'mi detta una mia canzone mandandole, vengo a dichia;rarmi servitore di Vost;a Si– gnoria illustrissima, la quale, gli ameni studi delle nostre lettere colti– vando, con iscorno de' passati, con invidia cle' presenti e con maraviglia de' posteri, ha fatto 'l suo nome orrevole e immortale (lettera al Ma– gliabechi). Si oonfrontino questi brani con una qualsiasi pa,gina del Parere sulFincertezza della medicina, e si vedrà che, se tra il Di Capua e BibliotecaGino Bianco

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