Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930
Il Vico scrittore 647 A dir vero, c,odesta prooorritrice mMiifestaziollle napoletana, di quell'aspetto del Risorgimento italiruno che nel secolo decimonOIIlo si chiamerà generalmente «purismo>> e a Napoli, più particolar– mente, « puotismo >>,nolll ebbe una buona. stampa. Contro di essa Ferdilila1I1doGaliami scriveva lllel Dialetto n(J)[)oletano (1779) una de– liziosa pagina canzonatoria; e Pietro Gian1I1one (1676-1748), ooa cinquantilila d'anni prima (1730), U!Ila delle sue violenti sfuriate polemiche; e dal 1700 al 1730 Nicola Capasso (1672-1745) nllla,serie di poesie ve:rmacole (Alluccate con.tra li petrarchiste), maccaronichc (per esempio, De vera peda-nteria) e :fidenziame, nelle quali ricorre più d'una volta il nome del Vico; e già 1I1el 1696, quando più ferve– vano gli ootusiasmi capuistici, il diarista Domenico Confuorto par– lava colll infinito dispregio della « setta de' letterati di questa città o, per dir meglio, che presumono d'esser tali>>: una setta « ebraica o più tosto atea>>, a cui sarebbe stato ben adatto il verso « Una razza arcipazza ilil piazza gira>>, e i cui componenti, solta1J1toper aver composto « un epigramma latino ovvero un s-o1Ucttuccio,imi– tando lo stile degli antichi poeti, come Dante, Petrarca, monsi– gnor della Casa e simili)), credevaino « non altri della lor scola o assemblea esser gran letterati e sapere il vero modo di poetare, e Torquato Tasso, Giambattista, Marino, Fulvio Testi, Claudio Achil– lini, Gil'olamo Preti ed altri simili>> essere stati « ignoranti, insulsi, palloni di vento e sol stimati da' loro seguaci, altresì ignoranti e dappoco>>. Ma, non ostante tutto ciò e malgrado gli eccessi ridicoli di taluni capuisti (pe'r esempio, di Nicola Amoota e, ancora più, di Alessamdro Riccardi), il fatto stesso che quella febbre,llleopPtrar– chesca e sopra tutto linguaiola durò a N34>oli oltre cililquant'anrii (fi.tn quasi al 1740), :nei quali, come ammetteva lo stesso Galiani, « tutt i gli uomini di lettere>>, anche e principalmente gli avvocati, « furon, quale più, quale meno, tilllti della stessa macchia)), do– vrebbe bastare a mostrare che neopetrarchismo e capuismo furono cose serie, perché parti integramti del 111uovo indirizzo di cultura a, cui s'è accennato, e che, se 11100 poteva mirare anc6ra a dare ;:Li na– poletani una coscienza politica, italiana, tendeva per lo meno a sprovit11cializzare, insieme coo la loro cultura, anche il loro lin - guaggio letterario, tutto illlquinato da barocchismi, spaginolismi, dialettismi. Ragion per cui, tra neopetrarchismo e capuism( ) da un lato e puotismo dall'altro, pur non dimenticando le diver.se contin– genze storiche, è facile riscootrare parecchie analogi e, tra c ni que– sta : che·, come discepolo del « buon marchese>> Puoti fu il futuro autore della Storia <];ellaletteratwra italiana, cosi discepolo del Porcella e del Di Capua, nel senso non scolastico della parola, era stato il futuro autore della Scienza nuo-i;a_ Sarebbe cosa lunga e noo rientrante nel presente studio addi– tare le parecchie derivazioni delle poche poesie giovamili italiallle BibliotecaGino Bianco
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