Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930
Il Vico scrittore 645 dalena, e, diretto ispiratore del Vico, il gesuita pl'Ocidano Iacopo Lu brano (1631-93). Ma, press' a poco nel 1692, - egli IIlarra, - cc fe. licemente avvenne>> che 1I1ellabiblioteca del convento di SMlta Ma– ria della Pietà di Vatolla cc p·rese tra le mani un libro, IIlel cui :fime era una. critica, non ben si rie-orda, o apologia di un epigramma d'ulil valentuomo, canonico di ordine, Massa cognominato, nella quale si ragionava di 'numeri' maravigliosi, spezialmente osser– vati in Virgilio>>. Da che una grM1de·amm1:i.razioneper codesti cc nu– meri» poetici, uno studiarli attentamente in Virgilio e altri poeti latini e UIIl concepire via via u,n tal cc dispiacere» per la sua ccma· niera di poetare moderna» (barocca) da formare senz'altro il pro– posito di cangiare indirizzo. Compi pertanto lllil a-ccurato studio della << favella toscana», cominciato, egli dice, cc sopra i di lei prin– cipi» Dante, Petrarca e Boccaccio, ed esteso certamente ad alcuni cinquecentisti, tra cui sono da ainnoverare sopra tutti il Casa, di cui ancora nel 1727 esaltava cc la sublimità dey.l'espressiooe, la grandezza de-l wu1mero e la severa e grave inarcatura dello stile»; probabilmente anche l'Ariosto, del quale IIlOIIl manca una remini– scenza negli A.ffe-tti d'u111, disperato e c he forni p oi al Vico argo· mento per un corso di lezioni, di cui si serba.no ancora inediti gli appunti; e per ultim-0 forse il Guicciardin i, sui cu i periodi più volte modellò i propri, e verso il quale, a differenza della diffidente anti– patia nutrita .sempre pel Machiavelli, ebbe co-sischietta simpatia, let– teraria e non letterariaJ da rdefinirlo, ,nel De mente heroica (1732-33), << italicae lingua,e historicus omnium facile princeps ». Anzi, perché quelle nuove letture gli riuscissero più proficue, le volle rendere comparative, studfaJndo simultaneamente, cc a vicenda cli gio:rnate », l'Eneide e la Oorn;media, le odi orazia1I1ee il Canzoniere, le ora– zioni ciceroliliane e il Decameron, per giungere in ultimo alla CO!Il· chiusiooe' che in tutti tre i casi cc la favella latina awvanzava l'ita– liana». Porsi ad assegnare punti di merito a due entità cosi astratte • come due lingue è, a dir vero, illaziooe tutt'altro che vichiana. Ma non è da prenderne troppo scandalo, giacché, - anche a prescin– dere che soorie ,non vichiane o a dirittura antivichiane permangono perfi,no nell'estetica d'ella sua maturità, - il Vico forse 1I1onvolle dire altro che, ,nella prima gioventù, diversamente che nél suo pieno sviluppo mentale, preferiva il colto Virgilio al barbarico Dante, il fermo e 1I1ettoOrazio al complicato Petrarca, l'oratorio Cicerooe al– l'artistico Boccaccio; o fors'amche che si trovava più a !<uoagio a esprimersi in lati,no che non a tradurre irn un volgare latineggiante periodi concepiti latinamente. Mette conto piuttosto di domandare : codesta sua conversione poeticà. e linguistica fu determinata esclu– sivamente dal pkcolo motivo occasionale addotto daU' Autobio– grafia? o ,non v'intervennero cause più generali e profonde? BibliotecaGino Bianco
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