Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930

642 F. Nioolini modellare i periodi su Cesare e Cicerone. 1\~a, ~ia ~he i su?f ((pu– rissimi>> Progymrwzsmata avessero, come scrive 11, 1~0, « prn. tosto sbio·ottiti o-l'ino-eo·nide' g'iovMli che aYva-lorati a coltivar la lmgua 0 0 00 , • dll F . latina appresso», sia che M1che in questo 1 esempi? e ~ . rainc1a facesse a Napoli rapida scuola, certo è che tra gh st~d1os1 napo– letani della fine del Seicento lo studio delle così dette lingue morte comiinciava a passare in seconda linea. O'erruno, sì, i s·oliti vanitosi dell'erudizime i quali a furia di scimmiottare il dottissimo greci- ' ' . D sta Gregorio Messere (1636-1708) e il 1I1onmelno dotto ebraista o- menic.o Aulisi.o (1639-1717), fecero sorgere inei ritrovi letterari le «macchiette>> dello pseudo-grecista. e dello pseudoebraista, delizio– sam-ente satireggiati dal Vico là dove ricorda (1702) il ((philologus, qui vix sex menses aut summum annum in graeca vel hebraea lilllgua exercitatus, iuxta ac Atticae vel Palestinae alurnnus, illa excla– mat - O si scires hebraee et Isaiae magni1oquentiam. nosses ! o si graece et Platonis mel degustaris ! ». E c'erano alllcora, ma sull'altra sponda, ossia tra gl'inefficaci coilltillluatori della vecchia cultura di tipo g-e·suitico, - abbondantissiJIDo vivaio, hmgo tutto il Seicento, di tanto apoetici quanto p:rolifici verseggiatori latini, - quattro o ciinque latinisti di valore, quale, per citarne un solo, il gesuita Nic– colò Partenio Girunm.ettasio (1648-1715), autore di eleganti poemetti latini e d'uilla Historia neapolitana (1713), e 3Jllche, :al <l'irdi Nicola · Amenta, stretto da alleanza offensiva e difensiva col Vico in quella crociata. a favore della lingua di Ciceroine e Virgilio, che il Vico, re– stato solo, proseguì perdurantissimo dalla cattedra e in quasi tutti gli scritti. Ma, geilleralmente, gli studiosi napoletani di quel tempo erano ben lontaini dal coltivare la bella forma latina con l'amore d'un PontM10 o d'un SMlnazaro; e anche se costretti a servirsi del latino i!Ilqualche lavoro scientifico, importava loro tanto meno ado– prame uno che oleba.t hirmim, ÌIIl quanto, specie dopo che' Giuseppe Valletta (1634-1716) ebbe dato l'esempio di porsi a cinquant'3Jllni a studiare l'illlglese e il tedesco, incominciava a diffondersi l'idea che, per tenersi a co1I1tattoco!Il la cultura europea, giovasse molto più erudirsi nelle lingue moderoe. E chissà. ? per.fino il classicista Vico, più tardi, dové dolersi di !Il0n aver seguìto quell'esempio, oome pa,r– rebbe mostrare il rimpiam.to insistente e quasi aocorato con cui nella Scienza nuov a osserva p rofeticamente che <<i dotti della lilll– gua tedesca», pe_r poco che avessero posto a profitto quella cono– :ic~°:za per c?mpiere e ap:p~fondire le indagini storico-filologiche 1mziate da lm col solo suss1d10 del latilllo, sarebbero giunti a ((disco– verte maravigliose >>. Le fonti letterarie, in cui egli «profondò» per formarsi il suo ,latilll_od'•?ro, furon? mo~eme e a,ntiche. Tra quelle, oltre fo Ele– qantiae lingil,(J)e latinae di Lorenzo Valla (1445), v3Jllno 3IDIIloverati I Progymria,smata ,del Cornelio e le opere di talullli scrittori latini Biblioteca Giro Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy