Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930
764 E. DE MICHELJS, Adamo dendo il volume, e ve lo sentite rinascer dentl 'O intero, facendovene un perché dal profondo. La fedeltà autobiografi.ca, per cui nulla della per– sonale visione è tradito in oma ggio a quelle ch e potevano apparirvi im– prescindibili esigenze dell'arte, giustifica adesso, anche di fronte al vostro senso estetico, certe indeterminatezze e certe evanescenze. La prima parte, per esempio, in cui il protagonista si guarda vivere in una lonta.nanza retrospettiva ormai incolore, di favola, doveva essere così com'è, inconsistente e laJ>vale. Dalla logica autobiografica la logica prospettica. Analog·amente, l'egotismo dell'eroe che si fa specchio a se stesso, spiega e riscatta ai nostri occhi la vita dimezzata di cui parteci– pano accanto a lui le altre figure, la luce d'eclissi in cni si delineano intorno a lui le. cose. L'autore arriva per istinto, dove non arriverebbe forse mai per calcolo. Il quadro si fa da sé, con tutti i suoi rapporti a posto. Ma io voglio prendere a ogni costo le p~trti del diarnlo. Questa proie– zione in esterno fanta,sma per raccontarsi autobiog raficamente, e con quella nota distintiva, d'uomo che si guarda vive.re , di continuo si sor– veglia, e se la passione lo afferra, e lo fa int eramente spontaneo, è solo per corto intervallo, non ,è nuova. nella scala dei vVerther, de.gli Adolphe, aggiungiamo pure dei NieLs Lylme. E nemmeno è nuova la posizione, di fronte aU'umano consorzio e ai sociali congègni, dell'eroe romanzesco, affacciatosi, come tutti i malati del secolo e gli autori di Confessions, all'esistenza, con uno spiccato desiderio di primeggiare, e poi, - inse– ritosi, scaduto a rotella nell'ingranaggio, - tutto inquietudini e insof– ferenze per la vita. d'ufficio, tutto roussonianamente e tolstoianamente proteso verso un'impossibile libertà naturale. Dico che non è nuovo nemmeno il metodo: quel ra,ccontarsi cioè anatomizzanrlo. o anche solo raccontare anatomizzando, quel guardarsi e guardar vivere facendo pre– cedere e seguire l'analisi, analisi sempre, all.e. costole dell'azione, come in Italo Svevo e negli stranieri che gli ha.imo dato il la e che sono ogni giorno più in voga fra noi. Se non che qui il De Michelis medesimo po– trebbe prendere la parola : - Questione di metodo ? E allora, guardiam0 un po' fin la maniera delle Memor'ie di Tolstoi. Anche là niente càpita che non si veda na,scere nei meandri dello spirito. E non è così anche in Bourget e Fogazzaro? Anche in loro, pagine e pagine cli analisi, come nel Proust e nello Svevo. Diciamo dunque e piuttosto, questione di dosatura: e poiché il metodo è nell'aria., è la forma stessa del nostro p_ensiero oggi, tanto vale approfittarne fino in fondo, come dell'unico modo di supera– mento. Ma a,ltro è la, storia. psicopatica di un individuo, o il meccanismo interno dello spirito riferibilmente a una qualunque azione, e altro è lo stato di grazia in cui ogni creatura diventa il massimo di se stessa. _ Eb– bene, sì, in questo Adamo Eurialo De Mìchelis sa eF-'sereil massimo di se stesso, cuore e intelletto, carne e spirito, affermandosi per lui, una volta tanto, accanto ai diritti del metodo i diritti del contenuto. E non importa niente che quest'ultimo faccia rendere a uno scrittore lineamenti d'una famiglia spirituale piuttosto che d'un'altra. Potenziandosi, come qui si potenzia, ci mette dinanzi a un uomo intero e a un autentico poeta. PIERO NARDI. BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy