Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930

G. UOM.ISSO, Giorni di guerra · 761 che il lettore ricavasse per suo conto un'idea falsa ùi Uomisso, come d'un frammentista in ritarùo; e noi ne abbiamo già spie.gato bastante– mente il carattere, e quel gusto inventivo che risulta non dai contini stretti d'una pagina. A.l vento dell'Adriatico è il secondo libro di Uomisso, e in gran parte una ristampa del primo. Vale per il titolo, che conferma nello scrittore un desiderio di libertà, e per due o tre capitoli, ùove quel desiderio pa– droneggia in rappresentazioni di natura e di sensi felici. Nasce di qui Gente di mare. Con meno agrezza e novità di stile, c'è però una più li– bera composizione; e proprio per questo comporre franco, umano, è dato di trovare due racconti che al primo Comisso qualcosa aggiungono. Con– trabbando in 11,na rada è pieno di movimento e di figure, fuggevoli figure, ma che s'imprimono nella mente, e v'è, oltre il resto, un amoroso idillio, mestissimo; e La morte di Angelo, a pàrte una certa fretta di procedi– mento, un parlar somma.rio, un respiro ansioso, che par proprio di morte, tocca efff,tti di commozione vera, e chiude malinconicamente il libro e gli dà, un senso. Messosi il Comisso in compagnia di povera gente, per cercarvi avven– ture, alla fine ne esce accresciuto, con una capacità di attenzione umana che prima non era né così forte né così nuda. Rimarrebbe solo da os– servare che quel desiderio di miovo da cui il libro dovrebbe prender vita e colore, ,si dimostra, nel tirar le somme, intimamente deluso. Quel mare, quei paesi, quegli avvenimenti, nel modo almeno come son sentiti e de– scritti, generano monotonia, e certo ci avvertono che lo scrittore è stanco. E lo stile, a,nche lo stile, che difficilmente in Comisso ha valore per sé, assume una coloritura sbiadita, lenta, dimentica, senza vibrazioni. Bisognava dunque arrivare all'ultimo libro, a questi Giorni di g·t~erra, per vede.re in pieno impegnato Comisso. La guerra, la vera guerra, ecco offrirgli campo alle sue qualità cli scrittore, a quella sua facoltà di leggere negli umani istinti, più che nell'animo, all'amore per il nuovo, all'amorosa simpatia per tutto quello che è giovanile e forte, ma, prima <l'ogni altro, giovanile, con pienezza d'abbandono. In guerra Comisso è sopra tutto un giovane. Pericoli o fatti grandi, vi si ritrova subito a suo agio ; e quando li narrerà, farà come si fa per le cose passate che si riaffaccino nuove alla memoria; senza il più piccolo cenno di cosa pa– tita, come fosse d'altri; e alla scrittura darà calore più che un senti– mento di gloria, un estro inventivo. Partito in guerra senza quasi peso d'affetti né di pensieri, giovane anche in questo, più che il volto e l'amore dei suoi, di sua madre e di suo padre, lo accompagna quello dei suoi anni primi, e non con malinconia, anzi con un invito, un invito solo az– zardoso. Mette piede sul campo, e lo prende il più pericoloso dei gusti. Una sera, senz'obbligo comandato, sale in una teleferica. È felice, e ancora un raggio ne splende sulla pagina d'oggi. Gli par di vivere in un sogno sognato da bambino; e il ricordo delle Nuvole d'Aristofane, a un tratto, sta a. coprir di riso un ultimo resto di malinconia. Saliamo da questa pagina a un racconto intero; e, per rimanere a una realtà irreale, vista cioè con uno sguardo tutto nuovo, allucinativo, ecco Riposo s-n ttna collina, il più bello di tutti, il più complesso, il più. BibliotecaGino Bianco

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