Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930

760 G. OoMISSO, Giorni di guerra la via a scoprire il Comisso di domani, quello che scriverà, Gente di ma~e e Giorni di g1wrra; e.non s'è detto perché questo libro, pur così compli- cato e corroso, è già d'uno scrittore fatto. _ Io non sceglierei in lui delle pagine, dove il là.voro dell'arte abbia raggiunto più il segno; e forse non potrei. In Comisso c'è altro: i~on la pagina scritta, ma un bisogno che lo porta, direi lo trascina, a scrivere ; quel suo trasferire in fa,ntasia, le cose che vuol narrare, come fosse un inventare dal principio, un inventar tutto .. Gli aspetti dei suoi paesi, i colori e le luci dell'ore, i ricordi, anche quelli più umani, acquistano sùbito un'alacrità che viene da una forza vergine improvvisamente toc– cata e commossa. La sua <<letteratura» non è molta, non sovrabbondano né perizia né gusto riflesso, e l'esperienza libresca non ha il più lon– tano sapore cl'antko (anche la sua giovine persona ha un che di fermo, un'aria che. il chiuso della scuola non ha turbato: se mai la Yita solo l'ha fatta vibrante): pure tra rigo e rigo, anzi di rigo in rig·o, che eccita– mento nuovo! Non sarà uno scrivere, per disteso; è un a.nuotare per– petuo, che dà a chi legge una feubre ~-sensi più pronti. E nascono le im– magini belle, che son la somma di quel brulichio, di quella sensibilità sve– gliata dalle radici, nelle forme più aJfa,bili, consuete. Tu te ne senti preso, persuaso; torni indietro, e rifai la, pagina con l'occhio fuggente, per veder prepararsi e nascere quel segno nuovo, quel punto di riconosci– mento che è solo suo, inconfondibile. Anche da un periodo, a volte, è dato di ricavar questo piacere: un piacere, e prima un vago presenti– mento di esso, sospeso, come nell'aria, fuggevole. « .... E le pa,rlai di certi roseti sotto a Fiesole, di maggio, attraenti come carne, su da i muretti, dietro i cancelli delle ville, a, siepi, a rampicanti, facil i a disfa rsi sotto il vento simile a un rnontana.ro gio'l:iuetto ohe balzi dal rnon.te per fur stormire gli ·ulivi sni pendii». No n so perché, ma mi vie n voglia di continuare .... « Affrico allegro ruscelletto .... », che è nelle Grazie, al– l'inno secondo, e vi si cauta di donne e di Fiesole. Comunque avete visto, dico visto, quel vento, quel « montanaro giovinetto» dominare e acqui– star potenza in fondo a un p_eriodo lento, esitante. Di simili immagini è pieno Comisso; e il raro della sua arte è, come s'è detto, suggerire avanti, con un -continuo annotarè inquieto, l'a,ria e l'ombra di quello che poi par– lerà ai vostri occhi con segni scultorei. Ma non è per questo un ricopiare la scultura; ripeterne i mezzi: è, se mai, uno scoprirne l'anima. Al ge,,to, a certi atteggiamenti, in Oo– misso, si arriva dall'interno, sicché quel gesto e quegli atteggiamenti paiono ricreati nei modi più facili e naturali. In un ricordo di o-uerra ria~acciatosi in una stanca giornata tli Fiume, gli torna viva alia me– moria una donna « una, buona, donna, - dice, - che si lasciava amare (la noi soldati. I nostri volti incorniciati d'una pelurie da giovani pa– stori reclinavano sul suo petto affettuosamente, ed ella- riesciva a soc– c_hiuder-cigli occhi incantati dall'orgasmo della guerra»; e nell'ultimo huro: « Hum era il nome di un gruplJo di baracche. Una piccola era vuo~a, e _vi fe_ci entrare. i miei soldati, che s'addossaron~ gli un/ agli altri subito chsponendosi al sonno. E quello stare così vicini la testa ' posata sul petto dell'altro, confoj'tava, e doppiamente riposava>>. ~la non vorremmo, con questa voglia d'anelar dietro alle nostre impressioni, far BibliotecaGino Bianco

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