Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930
OMERO, Odissea 757 Le pl'ime pagine della brevissima prefazione ci dicono quali sarebbero state le linee fondamentali del .saggio: l'azione d1:,ll'Odissea converge tutta verso l'clebia di Telemaco e yerso il ritorno di Ulisse che risolvono il lungo assedio di Pen\'lope stretta dai ,Proci; i temi sentimentali do– minanti sono quelli del ritorno e della vendetta del protagonista,: anzi, in fondo, il tema è uno solo: la nostalgia di Ulisse per gli affetti dome– stici lontani, per la vita tranquilla della sua Itaca, dopo tante lotte peregrinazioni e travagli. Perché Ulisse ha sofferto tanto, perciò la sua ira contro i Prod è così dura e la sua vendetta così sanguinosa. Valgimigli ha illustrato questi flue temi o qn.est·unico tema, dandoci un bell'esempio di quello che debba esi;cre la critica della situazione. A questo solo si può dire che egli nbbia mirato, indottovi forse anche dal fatto che, pure avendo a mente il tl>sto greco, lavorava per i lettori di mia traduzione. In una traduzione, e iu modo particolare in quella del Pindemonte, il colorito dell'originale si perde: e chi voglia ragionare su di essa, deve badare alla sostanztL poetica, al modo come i motivi sen– timentali si svolgono e informano cli sé i personaggi e i fatti. Di questa, che è la -struttura profonda di un capolavoro denso di umanità, molto rimane in una traduzione rispettabile: non tanto però che la commo– zione del critico non tradisca il ricordo sempre presente dell'originale. Nelle analisi cli Valgimigli questo d.oppio influsso del testo e della traduzione è evidente: e forse gli ha giovato facendogli dimenticare tutte le qualità, secondarie dell'arte cli Omero e tenendolo continuamente fermo sull'intimo della sua, poesia. Non so se altri abbia veduto cosi pie– namente come lui la ricchezza e la saldezza della figura di Ulisse e i riflessi della sua potente personalitù su Penelope, su Telemaco, su Bu– riclea, su tutti i fidi familiari, sul fidissimo Argo che lo riconosce e muore. Ma forse nulla nelle sue pagine è così fine come l'attenzione con cui egli scopre sotto il trav,estimento e sotto le finzioni di Ulisse appro– dato nella sua isola, hl sna per.sorn1lità df esule che anela a riconquistare la sua famiglia, la sua casa e il suo dominio : « La commozione cli Ulisse quanto più è costretta a celarsi tanto più si rivela profonda; quanto più si contiene, tanto più irrompe da visibili segni>>; cc La finzione del mendico ,è portata a quell'estremo perfetto limite in cui Ulisse, restando mendico, è Ulisse. La poesia procede per una linea affilata e tenuissima su cui il gioco dell'equilibrio è tenuto mirabilmente >1. La situazione di tutti i canti che preparano la :riYelazione e la vencletta di Ulisse, è rias– sunta nella frase: Ulisse cc da ogni angolo della poesia vrotende il s1to volto » : una di quelle espressioni pittoresr.he sensitive e sintetiche che sono il paragone drl vero ctitico. Yalgimigli meditando un poeta si sente poeta: leggete, per esempio, quello che egli dice di Nansicaa. Ad alcuni non piace sentire nel critico il poeta : ma anche questo è necessario. Non basta svelare la logica in– tima di nn libro, seguire i sentimenti e i fatti nel loro intreccio e nel loro progresso, come~ fa sempre Valgimigli e con più forza quando, esa– minando il cc canto cli Euriclea », mostra come la vendetta di Ulisse pro– rompa da' suoi affetti cosi a lungo oltraggiati e compressi: occorre che in quella ricostruzione si senta ancora l'eco della voce del poeta, cioè quello che trasforma in poesia una situazione. E così avviene in queste analh,i. BibltotecaGino Bianco
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