Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930

752 l\'f. CATALANO, Vita di Ludovico Ariosto eco. anche se il biografo s'indugia su altri personaggi dalla vita più avven– turosa ed eccezionale di quella del protn~oniflta fle.l li.hro. Con questa documentazione inoppugnaùile, in gran parte costituita di documenti nuovi o fin'ora malamente interpretati, non sarà troppo facile d'ora in poi apportare alla biografia ariostesca elementi che possano modificare i resultati cui ,è pervenuto il novello biografo. Eoco, ad esempio, la figura del padre che nel quadro della corte. di Borso e di Ercole I si delinea in una luce poco simpatica, sia per i non degni servigi prestati ai Gonzaga e agli Estensi, sia p,er il suo carattere prepotente ed avido di lucro, facendoci intravedere nell'ombra la mite Daria, tutta intenta alla educazione dei figliuoli, che al padre dovevano guardare con un senso di viva tr«:lpidazione. Le numerose notizie che il Catalano ha raccolte su Nicolò, che, capitano della cittadella di Reggio, riesce in pochi anni ad acquista,re nei dintorni 55 biolche di terra, giu– dice dei Savi a Ferrara, ,si busca per la sua esosa ingordigia la maledizione di tutto il popolo ferrarese, - interprete l'anonimo autore d'un gruppo di velenosi sonetti scagliati contro· di lui, - e, in fine, per la sua pre– potenza perde il commissariato di Romagna, cadendo in disgrazia perfino del Duca, ci erano vagamente note; ma le pagine del biografo le presen– tano in tutta la loro èrudezza, onde acquistano storico fondamento le· accuse dei sonetti, e l'animo nostro si rammarica che in siffatta tem– perie crescesse il giovane Ludovico. Il quale però, sotto la benefica in– fluenza della madre., che il Catalano pone bene in rilievo, e soprattutto per effetto del suo temperamento giocondo si abbandona volentieri a,lla spensieratezza della sua età, alla volubilità dei suoi amori giovanili, - che· rimangono t~acemente nascosti anche al sagace indagatore mo– derno, - alle attrattive del teatro, rimesso in onore da Ercole I, al fàscino della poesia latina, che non distrugge nel giovane innamorato dei classici l'amore per la poesia italiana (in questo senso si può conci– liare, a mio parere, la tesi de.i sostenitori cl!e la gioventù dell'Ariosto fu essenzialmente latina con l'altra che la vuole latina e volgare). Così gli anni anteriori alla morte del padre, che la diligenza e l'acume dei critici non erano riusciti a distrigare dalle pastoie di dubbi e d'ipo– tesi, appaiono sufficientemente chiari : apprendiamo il nome del primo pedagogo che avviò Ludovico nei primi rudimenti, uno studente in legge, Domenico Cataberie; i termini del quinquennio speso inutilmente a « vol– ger testi e chiose», che va dal 1489 al 1494; il carattere delle baie in volgare che l'Ariosto, secondo il figlio Virginio, avrebbe composte du– rante gli anni trascorsi allegramente come studente di giurisprudenza; la da.ta della tanto discussa orazione inaugurale che egli avrebbe reci– tata per l'apertura delle lezioni nel 1495 come studente non più di legge ma d'umanità; il tempo delle lezioni avute da, Gregorio di Spo– leto; la sua inclusione nella bolletta (ruolo) degli stipendiati estensi, dopo la partenza òa Ferrara, dell'indimenticabile maestro, sino dal 1497 forse, in seguito, a me parrebbe, alla p_erdita del· rimunerativo ufficio ,subìta dal padre. Non è difficile che Ercole I, il quale da Nicolò aveva ricevuti servigi che non poteva dimenticare, lo risarcisse in parte del danno patito chiamando in corte il figlio, il quale però dopo il lMO, se non nel 1501, vi rinunziò, - come oggi si può facilmente ricavare da due BibliotecaGino Bianco ( ! I

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