Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930

Anc6ra sitlla nave d·i Nemi 747 a bordo » e autonomia alla nave nella sua lunga navigazione .... di poche centinai.a di metri. Perciò fu costruito il rubinetto di arresto, che sarebbe stato inutile se l'acqua fosse stata pompata, bastando il fermare le pompe per non averne più. Quarto. Le dimensioni dello scaf?, che sono veramente eccessive per una nave, come lo ,Speziale stesso annota, tanto eccessive che « quelle navi gigantesche, che per una specie di barocco(?) punto d'onore ogni marina volle avere tra il Cinque e il Seicento, non le raggiunsero mai», € non arrivarono neppure a cinquanta metri di lunghezza (p. 96). E al– lora i Romani avrebbero fatto una nave lunga 80 metri per navigare in un bacino di metri 1860 ùi lunghezza massima, per metri 1375 di lar– ghezza, senza porti :t;téscali e con un fondale in massima basso e limac– cioso. Dopo questo ci meraviglia come già i Romani non fossero arri– vati alla costruzione dei transatlantici. La grandiosità della, nave con– siste appunto nel fatto che non era nave, o per meglio dire che non era destinata a navigare, a.itrimenti l'avrebbero fatta molto più piccola e adeguata al luogo. A questo proposito non bisogna confondere la struttura della nave t:ol suo scopo : la struttura era, e doveva essere, fatta in modo da reg– gersi a galla e da resistere a quel po' po' cli peso; quindi « un'opera d'arte fatta a perfetta regola d'arte,,. Ma, basta! Il problema marinaro :finisce qui: e da questo punto comincia quello archeologico, per la ri– cerca dell'edificio, - poiché di edificio si trattava certamente, con tutto quel materiale murario ripescato, - e questo problema è compito esclu– sivamente nostro e non lo lasceremo a<i altri. Infine vedremo come il problema si risolva con l'aiuto dei testi an– tichi, oltre agli argomenti generali da me citati nell'articolo precedente, testi che il Comandante Speziale, - e uon è colpa, sua, - non conosce. Per quanto riguarda, poi, la perfezione del lavoro di carpenteria m'in– chino anche io riverente dinanzi alla sapienza dei Roma.ni, provata una volta di più dalle moderne scoperte, per quanto l'esperienza acquistata in venti anni di contatto continuo coi monumenti mi abbia ormai abi– tuato a simili constatazioni, e non mi meravigli più tanto, come chi si trova per la prima volta <ii fronte a un prodotto del genio romano. Si potrebbe anche osservare che prima dei Romani altri popoli avevano at– traversato i mari, come i Greci, i Fenici, i Cartaginesi, gli Egizi e quindi molti dei problemi na,utici dovettero essere già risolti da loro e forse in seguito perfezionati dai Romani. S i affaccia poi la questione dell'affondamento. Il Comandante Spe– zia.le enuncia varie ipotesi, tra cui sostiene principalmente (cfr. Gior– na le d'Italia del 12 novembre 1930) quella che la nave sarebbe affondata '< per una improvvisa tempesta che sconvolse ed agitò il lago i>. Povero lago di Nemi promosso ad Oceano! Domandate agli abitanti di Genzano e di N emi, ed a quelli di Castel Gandolfo per il prossimo lago Albano, come ,sono le tempeste in quei luoghi. Quando più forte soffia il vento di greco-levante, si vedono saponacei e composti :fiocchi d'acqua, che non ra(J'giungono mai il mezzo metro di altezza, seguire l'andamento del vento in e :file parallele e simmetriche, come bianchi cigni in un parco princi– pesco. E gli abitanti del luogo li chiamano, scherzando: gli sputi. BibliotecaGino Bianco

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