Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930
746 G. Lugli parte d a pilastrini di mattoni bessali e in parte da tubi di terracotta, in– nesta.ti l'uno sull'altro e sempre a due per due (e se ne sono trovati cen– tinaia) m entre il tiraggio era fornito da, tubi consimili murati nei pila– stri che costituivano l'ossatura principale dell'edifizio. Questo sistema si trova usato in modo assoluto ed esclusivo nelle terme e nei luoghi sog– getti a riscaldamento. Se lo Speziale fosse andato ad esaminare le terme di Ostia, di Pompei, del Palatino, di Villa Adriana e di qualunque altra parte del mondo antico, avrebbe nota,to che mai su quei mattoni e tubi re– sta traccia né di grandi né di piccoli fuochi. Tanto più poi nel lago di Nemi, dove il materiale è rimasto p_er diciotto o diciannove secoli sot– t'acqua. Egli mi fa ancora un'obiezione: « Se non si fosse trattato che di ciò, le terme le avrebbero potute impiantare lì stesso, ma su palafitte e piloni in muratura e certo in maniera più solida, agevole ed economica». E pe:vché Caligola doveva farle proprio così? Ho detto già nel mio precedente articolo che la stranezza consiste appunto in questo, e che non si trat¼, neppure cli una gTaude stranezza di fronte ad altri esempi che ho ricordati, ed uno caratteristico dello stesso Caligola, ben più sin– golare e realmente pazzesco, sul qua.Ie tornerò alla ,fine. Come si può seriamente pensare che. un tale colosso si movesse per il lago, spinto dalla forza di centinaia cli rematori? Non appena costoro avessero preso la voga regolare, già si sarebbero trovati di fronte aJ.la riva opposta, col p ericolo di urtarvj_ contro o arenarsi. E poi non pos– siamo immagina.re l'imperatore a contatto con la ciurma. E ancora, come conciliare gli scalmi dei remi con la bella transenna bronzea che circondava l'estremità delle murate, intra-mezzata con graziose erme bi– cipiti? Terzo. La lunga conduttura di piombo (i cui pezzi oggi conservati non sono che pochi avanzi) rinvenuta dentro e nei pressi della nave, che formava il canale principale di affluenza dell'acqua_ L'archeologia inse– gna che quando i Romani avevano bisogno di molta acqua e non avevano un acquedotto perenne a disposizione, usavano costruire grandi cisterne nella parte più alta della località e di là conducevano l'acqua agli edi– fici sottostanti. È assolutamente inammh::sibile l'idea· che esistessero entro la stiva uno o più serbatoi dai quali l'acqua veniva pompata. Dove è il posto per questi serbatoi ? la stiva ha una profondità minima ed •è tutta occupata dalle travature. Chi conosce le esigenze dei Romani sa r.he essi non si contentavano di pochl metri cubi cli acqua e che anzi dava no agli acquedotti e alle' cisterne la parte principale nelle loro costruzioni. Allora era meglio dire che l'acqua veniva pompata diretta– mente dal lago ! Si riconcentri l'egregio Comandante nella sua vita di bordo e vedrà come la pompa e la noria servissero « a.clestrarre l'acqua infiltratasi in s.entina » come giustamente osserva l'Antonielli nel volumetto citato. È ovvio che i Romani, i quaH attraversavano i mari, conoscessero l'uso della pompa per mantenere vuota la stiva dall'acqua, piovana e di infil– trazione_ Quella condutt.ura di piombo, di grande modulo, veniva da terra, d a un a conserva d'acqua impiantata sulla costa per alimentare i ha,gni, s ,e.ne convinca lo Spezia.le, e non per << assicurare comodità di vita BibliotecaGino Bianco
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