Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930

Sinclair Lewis 741 una briosa maestria e una sapida ironia, nei loro atteggiamenti e nei loro discorsi più significativi e direi climatici. In ognuna di queste scene, in ognuno di questi discorsi, a casa di Babbitt, nell'ufficio di Babbitt, nel suo club, nella sua chiesa, nel suo salone di parrucchiere, nelle sue escursioni fuori di Zenith, nella taverna dove egli va•a chiedere di nascosto le bottiglie d'alcool per i oocktails capitosi e quasi auten– tici che dovranno rallegrare le sue feste familiari e conviviali, assistiamo alla progressiva presentazione del carattere di questo americano medio e mediocre, standardizzato ·secondo i canoni intellettuali, sociali e morali dell'americanismo mercantile, ipocrita, tronfio e reclamistico. Il lato più curioso del carattere di Babbitt, come mi pare non sia stato osservato ancora, è che di continuo il suo istinto predace d'uomo d'affari si aureola con quasi convinta compiacenza della nuvola retorica e parolaia del « servizio pubblico>>. Babbitt si crede realmente stru– mento cli progresso fratellevole nella città e nella società in cui vive e prospera. Egli non lavora e lucra per sé solo, ma per tutti. Si vanta di essere uomo dotato di «visione>>. Spella i clienti, ma con lo sguardo volto al progresso della comunità. Come dice egli stesso, una volta, la funzione del realto1· è quella del veggente che ha l'occhio allo sviluppo futuro della comunità, il realtor è l'ingegnere profetico che spiana la via pubblica per gli inevitabili mutamenti. Con queste formule ipocrite, proclamate agli altri e a se stesso, Babbitt maschera con sincerità il genio affaristico che lo spinge ad inquisire e a complottare per acquisti di terreni che saranno domani disponibili a nuovi edifizi e firma compro– messi che lo renderanno a suo tempo arbitro del mercato. La sua visione non è che la sua preveggenza e la sua intuizione affaristica. Della nobile fratellanza, dell'altruismo religioso dei « Padri pellegrini)), non è ri– masto all'ameri.cano nuovo e medio che un frasario retorico, dietro al quale na,sconclere il suo mercantilismo. « Ci tagliamo la gola l'uno con l'altro e facciamo che il pubblico paghi per questo! >>dice a Babbitt il suo amico Paolo, ma una frase come questa suona alle orecchie cli Babbitt come puro socialismo riYoluzionario ! La deformazione insieme egoistica e retorica che serve a celare e a giustificare la sua sete di lucro e il suo bisogno di conforto materiale sotto un'apparenza altruistica, si nota in tutti gli altri lati della vita di Babbitt. La sua religione è un conformismo ai vecchi dogmi, ma è anch'essa commercializzata e standardizzata nella pratica quotidiana, come se la fede fosse una mercanzia qualunque, il cui spaccio deve essere aiutato da una intelligente pubblicità e servito da tutti i più moderni meccanismi della pubblica organizzazione. La sua letteratura è quella del poeta a cui le Muse ispirano capitoletti rimati in lode dei più nobili den– tifrici e delle più vistose automobili. Il prototipo del cittadino decorativo è per lui il vechio ba,nchiere che, nel suo salotto severo, senza scomporsi e senza da,r neppure a divedere di compiere un'infrazione alla legge, ordina al cameriere di portare i cooktails~ Il grado della levatura sociale d'una famiglia anche per lui è indicato dalla marca dell'automobile che la famiglia possiede. Le idee politiche ed economiche gli vengono belle e fatte dalla Camera di Commercio o dal Congresso di Washington. Il suo maggior rispetto è per le autorità costituite, le idee correnti nella bor- BibliotecaGino Bianco

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