Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930
734 G. Pasq1tali mente e più ci ripenso più le trovo significative, per du!) rispetti. Que- ' ' ' ' sto tale ch'era del resto un brav'uomo ma anche un pov!)r uomo, con- ' . . . siderava pretesa assurda quella d1 dovere 1mparare, sia pure con un piccolo sforzo, quel pochissimo di geografia che gli sarebbe stato neces– sario ad adempiere il suo ufficio, al quale .cosi egli dichiarava implicita– •mente di sentirsi superiore. Tale peccato di superbia è in Itali.a, tra gli intellettuali, frequentissimo: redattori di grandi riviste si dolgono che quest'ufficio tolga loro di acquistarsi gloria di scrittore; professori universitari si lamentano che le quattr'ore settimanali (clico quattro!) im– poste dagli ,statuti di alcune università sottraggano tempo a quelle opere di dottrina dalle quali si ripromettono l'immortalità. E un tale difetto di umiltà mi è parso ciie sia ancor più diffuso che altrove tra gli inse– gnanti medi. Peccato per loro, che colle lamentele si rendono uggiosi; ma peccato anche per la scuola, perché nessuno può mettere amore nell'esercizio di un'attività che considera inferiore. Ma in quelle parole si mostrava anche qualche cosa di peggio e di più pericoloso per l'edu– cazione nazionale: il dispregio,. direi, orientale del letterato per le no– zioni concrete e particolari. L'educazione dei giovani delle nostre scuole medie è da secoli, è forse dal Medioevo in qua troppo astratta: nei nostri ginnasi e nei no– stri licei vi sono anc6ra molte più tracce che non si crederebbe di spirito scolastico, tomistico. Le lingue, che dovrebbero portare nella scuola un elemento di concretezza, non possono, insegnate come sono, servire a questo :fine. Non parliamo del francese, il quale, come mi diceva argu– tamente giorni sono un maestro non privo di buon senso, diviene nei ginnasi una lingua composta di sole eccezioni : lo scolaro potrà igno- . rare qualunque vocabolo più comune, ma non joujou e hibou per via del plurale in x. Nelle scuole medie il latino è ridotto, come io ho dovuto dire spesso, a un edificio di sinfassi logica o logicistica, di architettura maestosa quanto si vuole, ma vuoto. Un frate maestro, appartenente a un ordine che ha benemerenze insigni verso 13: nostra cultura e la nostra educazione nazionale, mi diceva un giorno con tutta ingenuità: « Noi, conforme a una nostra antica tradizione, p,er quasi tutto l'anno eserci– tiamo i ragazzi nella sintassi: c'è sempre tempo di fare tradurre al– l'ultimo momento i testi richiesti per l'esame di Stato; e; ferrati come sono in sintassi, ci riescono facilmente». Non aggiungeva quello che io sapevo da amici e :figlioli d'amici, che essi ci riescono, infatti, facilmente, grazie al « traduttQ_re », cioè alla versione interlineare. Io in! prima gin– nasiale, prima che mi fosse concesso di incominciare il latino, sono stato tormentato per mesi e mesi da un'analisi logica grossolana e goffa e cosi poco logica,da a,ttribuire a un gruppo determinato di complementi, quello che in latino si tradurrebbe col genitivo, il nome di « complemento di ,specificazione», il quale, poiché spetterebbe a tutti i complementi senza eccezione, non ,specifica proprio nulla. Non si accusi di questa astrattezza la riforma Gentile, come ora usano fare gli insegnanti medi (non solo i medi) più svogliati dall'insegnamento e più astratti. Essa, se mai, ha ristretto l'astrazione a quel campo nel quale questa è veramente legittima ed essenziale, la :filosofia, e ha nel r~sto dato o vo– luto dare valore alla storia, che anche nelle lingue è concretezza. Quel Biblioteca Gin Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy