Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930
Lettem ci -Giorgio, per i siwi i•ent'ann·i 731 risolto dagli altri o, come adesso si dice, superato; infine, che, non avendo mai, fuor di questo mio. mestiere di scrivere, sofferto di ambi– zioni smodate e di vanità, la rivoluzione dei giovani, venuta quando io ero uscito ormai di gioventù, ho potuto guardarla senza invidia o malin– conia, meglio, accompagnarla con speranze e con fede, anche se essa mancava talvolta di carità. Ai miei coetanei disoccupati solevo nei primi anni ricordare che i romantici piantavano nei loro parchi tron– chi morti e fittizie rovine per farne la veduta più patetica, e che un siffatto còmpito decorativo non poteva offenderci, ma quasi ci onorava. -:\li rispondevano che uno dei miei tanti torti è di sorridere nei mo– menti tragici, e seguitavano truci a sospirare. Narro a te questi remoti affanni proprio per dirti che tu a vent'anni cadi nel pe.ccato stesso in cui allora cadevano quelli sui cinquanta. In– fatti tu, come loro, credi che _l'uomo sia tutto nel cittadino, anzi, direi, tutto in piazza; e che il merito se ne misuri soltanto dal suo comando attuale sul prossimo suo e dal suo potere di punire e premiare. Un sif– fatto pregiudizio è venuto da.Ua guerra, quando in molti comandi, anche dentro un ricovero bombardato, il bollettino delle promozioni era più ardentèmente commentato del bollettino delle operazioni. Un tenente che non aspirasse a diventar capitano, un colonnello che non lavorasse anche d'eroismo a diventar generale, sembravano sospetti come tra voi giovani sembrano sospetti gli uomini casti. Della loro continenza si dà subito un'interpretazione fisiologica e proibitiva, e se ne ride. E quel primo sguardo, alla manica, cioè ai galloni, col quale i superiori accoglievano anche noi borghesi e volontari, è finito a diventare un'abitudine dei più, anche di voi giovanissimi, in questa nostra bellicosa pace. 11 pregiudizio è stato ribadito dalla fretta, oggi, della vita. I galloni, cioè la carica e i titoli che definiscono il potere effettivo di Tizio o di Caio, sono anche adesso il modo più rapirlo rer giudicare della capacità di Ca-io o di Tizio. Per vedere, infatti, che un tenente colonnello vale meno 1 d'un éolonnello perché lta un filetto di meno, basta un attimo ; ma a, distinguere tra mille soldati semplici i dieci che all'ora dell'assalto terranno duro e col loro esempio e la loro fermezza faranno da argine all'acqua mobile dei novecentonovanta, occorrono settimane e mesi, e più occorrono intelligenza, pazienza e bontà, che non sono doti di tutti. Ora, caro Giorgio, la vita pubblica non è tutta la vita dell'uomo, e il solo comando che davvero conti è quello che ti riuscirà d'ottenere su te stesso, prima che sugli altri. Restituir valoré a questa regola dopo sedici anni di stragi, di febbre, d'odio, di tumulto, di rivolta, di sospetti, di fanatismo, d'ansiosa- fatica e di tesa volontà, è il vero modo per resti– tuire allo Stato la nazione, alla nazione l'ordine, agli uomini il carat– tere. Sì, vi sono le scuole. Ma l'educazione è purtroppo il modo con cui ogni generazione vuol foggiare a sua somiglianza la génerazione ven– tura. Gl'intelletti più vigili s'avveùono di questo rischio, ma sono in minoranza. Guarda, tu sportivo, lo sport. I tuoi gerarchi ti ammoni– scono che lo sport deve essere ginnastica e disciplina, non mania di diventar tutti campioni. Tu li ascolti ed applaudi; ma di fatto, da quando l'inverno scorso sei riuscito secondo nella gara di fioretto tra studenti, ogni sera resti due o tre ore in sala di scherma con la speranza di riuscire alla prossima gara- ptimo. E t'auguro questa palma, anche BibliotecaGino Bianco
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