Pègaso - anno II - n. 12 - dicembre 1930

LETTERA A GIORGIO, PER I SUOI VENT'ANNI. Quanto ier·sera, caro Giorgio, proprio nel tuo compleanno, tu hai detto, anzi gridato, a tuo padre e a tua madre, con un accento d'ira di– sperata che a tuo padre ,è parsa ingenua ed eccessiva ma ha ferito tua madre come la rivelazione d'un'iniquità intollerabile, merita un pubblico commento. - I giovani, i giovani, i giovani. A parole noi saremmo i padroni del mondo. Nel fatto, se si chiede un posticino, non di guadagno, non d'onore, ma di fatica, ci si risponde d'aspettare. Aspettare significa invecchiare. Sei, sette, otto anni fa la vita ai giovani dev'essere stata più facile, tanti erano i posti liberi o nuovi. Adesso ci s'affaccia alla porta : non c'è una sedia vuota, e in prima fila si vedono tutti uomini da trent'anni in là, magari dei vecchi di cinquant'anni e passa, che, se li chiami, nemmeno si de.guano di volta,rsi. I giovani ? .Se per lavorare de– vono aspettare d'essere vecchi, ch e cos'è questa rivoluzione dei gio– va,ni per i giovani? - E misura.vi la sala dal pianoforte al caminetto con passi così smisurati c he parevi u n leoncino ìn gabbia, pronto, se una ,sbarra, cedeva, ad attraversare con quattro salti tutta la città tra le urla dei passanti in fuga. Guardavi me ogni volta che mi tornavi davanti, sperando più da me che dai genitori consenso e soccorso. E lanciavi i numeri degli anni di questo o di quel ministro, segretario, podestà, de– putato, accademico, professore, come argomenti tanto pesanti e. peren– torii che a cercar di fermarti opponendoti, non so, l'età di Grandi, di Balbo o di Bottai era come tentar di fermare una valanga piantando pioli. Sì, t'hanno escluso dal direttorio del tuo Guf; sì, banno rifiutato di stampare in «Augustea» l'articolo in cui proponevi che ai pubblici concorsi possano par'"e.cipare anche i giovani sotto i ventun anno. - Ep– pure lei l'ha letto e l'ha approvato. - Veramente, Giorgio, io t'ho solo detto ch'era scritto bene, e d'un fiato; non t'ho mai detto che mi sembrasse giusto e pratico, perché giudizi siffatti spettano a chi di vita pubblica s'intende e s'occupa più di me. All'avvento, in questi anni, dei giovani, tu !lai che ho applaudito per ,tre ragioni : che dei vecchi al potere ero ormai, dopo la guerra e la mala pace, stufo e disgustato; che, pur avendo sempre misurato gli uomini sul loro ingegno e non sulla, loro età, a parità d'ingegno un gio– vane pel suo ardimento e prontezza m'è sembrato e mi sembra, in questi anni difficili, quando ogni principio politico economico e morale sembra tra~,~lto o capovolto e la ,sudata esperienza è un cencio tutto buchi, pre– fe.r1b1lea un vecchio il quale per risolvere il più impreveduto problema vuol cercare i pre~edenti e, prima che li abbia trovati, il problema è già BibliotecaGino Bianco

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