Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930
Claudia 587 dare la maestà cruda di certi ceffi d'imperatori romani. Ma poi si soopriva che i singoli lineamenti erano tutt'altra cosa: 111iente zigomi, 111ientemandibola; se nO[lche nobiltà e giustezza apparivano li come forme puramente estrinseche e si poteva pensare ad un Da– vide scolpito da un Michelamgelo senza Dio. Gli occhi chiari, mor– bidi, riposaJilti di solito in un lungo sorriso dorato, si svegliavruno e s'ingrandivamo di trunto in tanto, mostrando un'iride ,strrunamente precisata da u111 cerchio nero; edl in quel cerchio il lampeggia,re in - termittente d'una ·specie di follia. Trascinò una sedia accanto alla sorella, le posò una mamo sulla schiena e le parlò, sommesso, CO[lquella sua ricca voce che sapeva trovare, ,nell'abituale t01D.o profondo, certe note d'una carezwsità quasi femminile. - Povera Claudia, - disse, - povera Claudia .... Non piangere, via. A che serve piangere ? Claudia si staccò le palme dalla faccia e sollevò verso il fratello gli occhi torbidi. - No111 pirungo, - disse. - Perché dovrei piangere? Sono Uill po' stanca; molto stanca .... Ma tu, Jacopo? Perché sei amcora qui? Credevo che ti fossi coricato. - Fa freddo, - soggiunse. E si trasse con la sedia dinamzi al camilllo dove gli ultimi tizzi si consumavamo velati di cenere rosa. Ma ancora ne veniva un caldo gener-oso, che l'aiutava ad asciugare quell'umido iillf.accia,; e gli -occhi, fissi 111el colore gootile delle br81Ci, m quei piccoli fumi, i111 quel si e no della fiamma, cessavano di ver– sar lacrime. Pensava: - Ora me ne vado. - Ma illOn riusciva a trarsi fuori dalla morb1da i[l,dolenza ch'era venuta avvolgoodola. Nemmeno sentiva più la 111oia di quel fratello ritornato cosi fuori di tempo a turbarle 1;1 libertà del pianto. Lo udiva parlare, parlare, oome si ode di notte la voce della pioggia, d~l fiume, che nO[l ci si fa più mente. Ma si riisoosse quando Jaoopo cessò di pa-rlare. - Dunque, Claudia ? - ripeté dopo UJil. poco di silenzio. - Duill- que? - Dunque, cosa ? - Ma se te 111e parlo da U111'ora? Ven111e anch'egli a sedersi dinanzi al camilllo e cominciò a ripe– terle, ma tenendola quasi, in guisa che 1110n gli sfuggisse, il discorso ehe Claudia non aveva seguito. Di tanto ilil tamto le .premeva una mmo -sulle ginocchia ; si sporgeva dalla sedia a cercar le la faccia, a soffiarle in faccia le sue ragioni. Spera1I1za,certezza, imminenza di ooormi cose. Già trovato il procedimento per ricavare dall'aria, dall'acqua, dalla terra, dai ciottoli dei torrenti, dalle sabbie del deserto, da tutto ciò ohe è più comune ed inesauribile gli elementi delle materie più preziose e be111efiche.Scoperte energie formida– bili da scatenare dal segreto della natura con u111 gesto semplice e BibliotecaGino Bianco
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