Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930
586 F. Chiesa nuvolette chiare ,stavamo sospesi nel turchino spento d'el cielo. Il giardino, le case del borgo, i molllti cominciavano a sbiadire ed a perdere certezz!l, come le ultime apparenze delle cose quando stiamo addormentamdoci. Nulla di ciò che avveniva al pirunterreno; tramne un confuso brusio di voci, privo d'ogni partioolare significato. Ma, ad!un tratto, la ghiaia del piazzale laggiù dinamzi alla casa apparve listata di luce; e Claudia pensò: hanno acceso in sala; è 1I1ott0 ormai. E u!Ilpensieruccio così bastò per trarla da quell'i1I1to1I1timento e risvegliarle l'animo operoso. Ridiscese, libera quasi della mortale tristezza che l'. aveva, fatta fuggire; neppure più stanca. E, per quattro o cinque ore, IIlonposò un mi1I1uto.Gli invitati cominciavano ad andar,sene: bisognava a,coompaginarli, 1I1essUtI1O eccettuato, fino al portone, rimamer lì nell'atrio, senza impazienza e COIIl un ,po' di sorriso, ad ascoltare le oose inutili che volev•allloancor dire, le frasi che sapevano di troppo cibo, di troppo vino. - Signora Claudia, qnamdl'è che si ritorna per quest'altro pranzo di nozze? Non vorrà rimamere in eterno a montar la guardia a questa vecchia bi– cocca .... - Olaudia 1 - le disse il cugi1I10 ingegnere, tenendole strette le due mami e fissamdole in viso quei suoi :occhi di vecchio galante: - parola d'ooore, Claudia. Quel tuo cognato è UIIlbell'imbecille. Te doveva sposare, te .... Ella si sciolse e corse a far a.ccendere il fuoco nel camino del salotto, perché il fratello, i nipoti e gli altri che sarebbero-rimasti la 1I1ottepotessero raccogliersi in U1I1 luogo piacevole e n-01I1 venir tra i piedi della gente. Poi la sala da sgombrare, e il caos della cucina, e l'illustre cuoco, e le camere da lett-0, da verificare se 1I1ulla vi mamcasse. Poi mille altre cose d'ogni genere: via l'una, l'altra, l'altra .... Finalmente, UIIl p-0' prima di mezzanotte, partiti tutti quelli che doveva1w partire, coricati gli altri, rid()lf;ta la casa ad UIIlordillle sufficient~, Claudia rientrò nel salotto e si lasciò and!air giù sulla, prima sedia. Si coprì la fa.ccia con le mallli e si mise a piangere. III. U1I1 piamgere dolce era, fluido, quasi senza silllghiozzi, che le ve– niva dall'intimità più profonda. Piamgeva tutta quieta; e n-01I1 avvertì il trepestìo, il picchiettare, lo strascicare faticoso e scom– posto ch'era l'andare dello sciamcato Jacopo. Rattrappita e sterile la gamba sinistra; un po' meno l'altra, che gli offriva qualche appoggio e gli permetteva l'uso di due semplici bastoni amziché delle stampelle. Ma la vita espulsa dalle membr!l, mferiori s'era rove– sciata nel busto, nelle braccia, nel collo, nella bruna testa ricciuta, creand,ovi la forma d'un vigore eccessivo e quasi d'una sanità vio– lenta. Così la faccia; una faccia che, a tutta prima, poteva ricor- BibliotecaGino Bianco
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