Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930

634 S. SoLMI, 1l pensiero di Alain dell'insegnamento idealistico, con un saggista a fondo empirico come Alain ? Per quanto Solmi confessi nella nota introduttiva del suo li_bro che una polemica, seppure del tutto intima, ,è sottintesa aHe sue pagme, non vorremmo forzare il senso delle sue parole fino a presentarlo come un eretico della recente scuola filosofica italiana, aJla quale del resto egli non appartenne mai esplicitamente. Limitiamoci allora a interpretare come un semplice sintomo quel lievito di scontentezza che rende vivo il breve libro. Il caso di Solmi nei riguardi di Alain ha un precedente non trascu– rabile. Già anni fa un altro critico di origine idealistica anche più chiara, il Gargiulo, segnalando il Système des Beaux Arts di Alain si augurava che il libro trovasse lettori da noi quale efficace « antidoto » agli infelici atteggiamenti di certa recente critica sistematica italiana, giunta orma.i per la sua fobia d'ogni esterno a negare peso e valore a questioni di tecnica e (li mezzo nell'espressione artistica, e ridotta, specie in que– stioni d'arte figurativa, a, rinchiudersi in un silenzio che ,è chiara con– fessione d'impotenza. Credo che anche Solmi nell'accostarsi ad Alain sia passato per la porta del Système. Un'estetica come la nostra ultima che non può stabilire una reale differenza tra l'intuizione interna e l'intuizione di un dato esteriore, e non può neppure a rigore, s'anche protesti il con– trario, rifiutar.e la validità del quadro non dipinto, - rigettandosi la materiale estrinsecazione a uno stadio successivo all'd priori crea– tivo, - doveva rassicurare scarsamente un temperamento concreto come quello del ,Solmi. Su questo punto, e su altri essenziali (si ripensi all'insufficiente soluzione crociana del problema della scienza), Ala.in, scrittore antisistematico, nel quale rivive qualcosa del classico e diva– gante realismo di Montaigne e un poco dello spirito del vecchio intel– lettualismo cartesiano, doveva fermare la sua attenzione. Per Alain l'artista plasma e configura, una materia a lui preesistente, e solo a creazione avvenuta riconosce e comprende se stesso nell'opera propria. Né perciò si escludono affatto quegli utili falsi scopi che sono le inten– zioni ; ma si stabilisce che solo a cos.e fatte, attraverso la metafora della forma raggiunta, l'artista può aver chiarezza, di sé. Chiarezza, ,s'intende, tutta formale e simbolica. Ed è notevole l'accordo di questo pensiero con quello, pur indipendente, del Valéry, p_eril quale il poeta è tale in quanto « ne dit toujours plus et moins qu'il ne pense » : dove per pen– siero s'intende evidentemente fantasia e, crocianamente, intuizione. Non potrebbe questa estetica, che pure va incontro alle più gravi antinomie, rigettare con maggior energia quel superstite contenutismo che nella critica militante francese vive ancora indisturbato e che anche nella nostra, - caduto ogni interesse per i problemi formali, - continua sotto apparenze più o meno truccate, registrando all'insegna della « mor– bosa insincerità ll contemporanea tutte le manifestazioni artistiche che esorbitino dai limiti di un contenuto classificato e prevedibile. E l'avver– tenza non sarà inutile se varrà a chiarire quanto sia lontano Alain, anche in materia .di estetica, da,l vecchio intellettualismo di marca francese. Il pensiero di Alain è infatti tutto moderno s•'anche porti le tracce della tradizione cartesiana nelle origini e nell'accento. All'oggetto del vecchio BibliotecaGino Bianco

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