Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930
630 R. BA.CCHELLI, Amore di poesia della terra. Così non avrebbe detto d'Orazio. Su quella crudeltà di ac– centi, su quella diamantina fermezza, non avrebbe potuto, con l'animo suo, fondarci nulla,. Ma lasciamo Virgilio e Orazio .... Capii allora a che portava e a che tendeva l'arte di Bacchelli nei suoi momenti vivi. Anche oggi, quel che ci seduce in lui è un empito, un tono commosso, una pienezza, che raramente si esprime in parole certe, ma crea intorno un alone sospeso. Il suo comporre è come un continuo straripare. Lo chiameremo, dove più sa dominarsi, uno scrittore di « ricercari », un inventore fanta,sioso e caldo. Egli rincorre con le im- magini e le parole un'idea che par sempre gli sfugga, e non gli lascia \ che il desiderio: quel desiderio è l'ombra letificante del suo soffio lirico. « Primavera in mezzo agli orti. Dietro le nubi cambia paese il desiderio, esse vanno e io sto .... >>. Quante volte in venti soli versi uno stesso motivo è colto a volo, lasciato, ripreso! Qui la poesia procede per tempi, e le pause staccano i tempi. Quel di più che sempre gra,va in lui, dico nella sua arte, impegno e passione, le dà per compenso un accento pro– fondo. La parola allora fa centro, per la sua propria forza, e si espande - nel giro dei versi, strani v.ersi, senza movimenti ritmici, eppure con una loro armonia giusta, regolare, piena. È il dono di quel suo muoversi con tutto se stesso. Non chiedetegli leggiadrie peregrine, prove di Sfilll– plice valor lirico e letterario. Nelle ultime poesie, tra il '23 e il '29, cessato quel suo libero periodare prosastico, e assunte forme chiuse o complicate, la letteratura si dimostra povera, mortificata. A parte una poesia sola, Alla primola, di pochi e brevi versi e di accorte rime, quasi un divertimento d'uomo saggio [Nel nome hai la modesta Tua grazia, e col tuo timido colore, O primola, sei lesta Più di qual si sia fiore Ad inseguir la neve spaventosa: Tu credi a primavera dubitosa], e certi endecasillabi che ricordano i travestimenti .leopardia-ni dei mo- ralisti minori greci • [Tu, lindo ottobre, lavi i tetti e il lastrico, Ravvivi ciel sereni fuggitivi Colle tue pioggie e colle nubi erratiche], dove la scrittura ha sapor di scherzo dotto, ed è perciò tanto pulita· quasi tutt_e l'alt~e poesie non sono ·che esercitazioni ingegnose, ognun~ delle quali par ricalcare uno schema e un modello diverso, con esitante fantasia. Per ritrovare invece il Bacchelli continuatore d.ei Poerni lirici di libera vena, bisogna cercarlo a dirittura nelle prose. In questo libr~ bene avrebbero figurato quelle sue Memo,rie del ternpo presente, dov'è una rievocazione dell'Italia, direi, carnale. I seicentismi cari a Bac– chelli, e quel continuo considerarsi, come fa nei Poemi lirici, una cosa di natura, danno il tono e il senso a questa vivente immagine. E al barocco dà sangue una, sorta di fervore, anzi d'entusiasmo. GIUSEPPE DE RoBERTIS. BibliotecaGino Bianco
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