Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930
R. BACCHELLI, Amore di poesia 629; fatti dell'~r~e ~ i mezzi dell'espressione, pur con modi impropri, si formò ~e ~ue .op~mom: La sua natura, vitalmente più ricca, lo preservò dalle 1mitaz10m fastidiose; ma certo gli diede subito. una sorta d'affanno a ri.esprimersi da capo cc;mquell'accento n.uovo riscoperto . .Scrisse, se dob– biamo credere alle date, i suoi Poemi lirici in un anno solo il 1914.· J ' . ' ma la materia e l'esperienza che vi son dentro quasi soffocate son più corte, nella loro apparente lunghezza, dell'ideale vita d'un anno. Nel giro. di centocinquanta pagine, sempre lo stesso intrico sensuale e ~'inu~ile sforzo di farne argomento di pensiero e d'evaderne. Le paJ'~le, 1llusivamente chiare e ferme, non •danno lume; e non c'è che sensi mortificati, o un'animale contentezza di. vivere. Quelle parole così scan– dit~, gli venivano da•Cardarelli, per un fenomeno di mimesi;' la pesante fatica era invece sua, di Bacchelli, e ancora oggi è il lievito della sua più matura opera di scrittore. A Cardarelli allora non si accostò; real- . mente, e s'intonò, che in certe pause idilliche, e nella parte di sé più elementare : quando guardava le cose di natura, fermandole in aperte prospettive, e quando chiudeva le pagine irte in cadenze gnomiche : nel resto fece scoperta una sua volontarietà, un proposito, e ne nacque, come s'è detto, un parlare che, di volta in volta chiaro, nell'insieme riusciva oscuro, confuso, e spesso vuoto. Oggi nelle parti più torbide, vi si può ritrovare un presentimento del Bacchelli nuovo, romanziere, moralista e descrittore dovizioso; allora l'impressione che più restava era questa, che in un discorso apparentemente legato e logico si muo– vesse qualcosa d'immaturamente ambizioso. I paesi stessi non gli riusciva che rare volte di collocarli indipendentemente: erano per lo più un riposo dalla fatica. E le movenze gnomiche rimanevano in ombra, con un loro pudico parlar sussurrato, dopo tant'altro avventante parlare oscuro. Il lettore paziente, devoto dei liberi ingegni, vi troverà, tra quel ~ordo rimuginamento, il valor semplice, a un tratto, delle parole e delle 1cos.esemplici; ma un libro facile certo non •è, dove scoprirvi, con un colpo d'istinto e per presentimenti, le parti vive. Esse, in Bacchelli, fan corpo con tutto il resto, s'aiutano a vicenda con un continuo gioco di luce e d'ombra, sobbollono; e questo fa che l'arte di Bacchelli non possa essere scambiata con quella d'un qualunque frammentista visivo. Ho vissuto, tutt'un inverno bolognese, lunghe sere con Bacchelli, in 'un allora antico caffè. Chiusa la sua giornata di lavoro, calate le tenebre se n'entrava nel .San Pietro con la sua andatura di giovine stanco. 'Pieno delle fresche letture, salutava distratto, e cominciava, sedutosi le sue improvvisazioni. Parlava di tante cose prima, svaga– tamente'; ma a. un punto, come se riaprisse il libro alla pagina dove l'iveva lasciato poche ore avanti, dava, direi, la sua lezione. Nel Bac– chelli scrittore è poi sempre rimasta una certa civetteria di maestro e d'erudito. Tutto quel che sa e impMa deve sì servire al suo piacere, ma vuole anche che gli serva a farne gloriosamente mostra. Leggeva· allora Virgilio, quello delle Georgiche, e diceva che quel ~inguaggio terrestre e arcano lo rapiva. Poggiata la persona forte sul gomito destro, in avanti il gomito sul ginocchio, al modo rustico degli uomini di campagna' confessava una sua gioia fervida .. Proprio quel che lo affer– rava era Ì'ombra della parola di Virgilio, l'ineffabile, come una voce BiblìotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy