Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930

628 E. A. RHEINHA.RDT, Vie d'Eleonora Duse stati esposti con una misura e con un tatto, che riescono a conciliare la riverenza, ai morti e ai viventi, e il rispetto alla storia. Il Rbeinhardt ba consacrato, com'era naturale, molte pagine all'arte dell'attric'e: in cui s'è studiato di rendere i caratteri di cotesta arte, e, soprattutto ha addotto testimonianze d'altri artisti e di critici (.Schlen– ther, Antoine, Rasi, Primoli, Nabodokov, Brandes, Talli, A. Bisson, Pirandello .... ). Ma è notevole che, anche seguendo ~ registrando atten– tamente le vicende _della vita artistica della Duse, i suoi propositi e le sue conquiste, i suoi tentativi e i suoi trionfi, e sino le inevitabili beghe di palcoscenico in mezzo a, cui ella dovette pur vivere (tipico il lungo nettegolezzo Duse-Bernhardt), il volume del Rheinhardt a lettura .finita sembri, come quasi tutto ciò che si è scritto sulla Duse dalla sua morte in poi, molto più che la vita d'un'attrice, la storia d'un'anima. La verità, e non se l'abbiano a male i glorificatori della Duse rea– lista e sensuale della sua cosiddetta prima maniera, la verità si è che qui risiede, senza dubbio possibile, il segreto della sua grandezza più vera; di quella che non la pone già al disopra di tutte l'aJtre donne di teatro, ma che, tra esse e lei, scava un abisso, crea un'incolmabile solu– zione di continuità. Nella vita dell'attrice Eleonora Duse, il più gran dramma fu quello ch'ella portò dentro di sé, e di cui le sue interpreta– zioni sceniche espressero il fuoco spirituale; fu l'insaziata ricerca d'una luce, ch'ella non riuscì a trovare nella materia, via via fornitale, du– rante quarant'anni e più, _daimestieranti e dai poeti, a cui anche nella doverosa illusione d'essere il loro strumento fedele ella andava chie– dendo i pretesti per confessare se stessa. Il Rheinhardt cita un detto di Pirandello, secondo il quale la tragedia della Dusei fu nel non incon– trarsi mai col suo poeta. Avrebbe potuto aggiungervi l'altro di Gordon Craig, significativo appunto per la sua iperbole: « Non esiste al mondo un'opera adeguata alle possibilità di questa donna» .... E adesso aspettiamo, da qualcuno che la conobbe in tutte le fasi della sua arte e della sua vita, la testimonianza diretta, la storia intera, il bel libro italiano sull'eroina italiana. Ma tenendo già per fermo che anch'esso sarà, _essenzialmente, un libro spirituale. E che il giudizio più vero, anche se un poco oratorio e vittorughiano, sulle maggiori artiste del tempo suo, resta sempre quello (come mai è sfuggito al Rheinhardt ?) pronunciato da Firmin Gémier: « La prima, Eleonora Duse: un'anima. La seconda, Réjane: una donna. La terza, .Sarah Bernhardt : una grande attrice». SILVIO o' AM1co: RICCARDO BACCHEJLLI, Amore di poesia. -- Preda, Milano, 1930. L. 25. Questo libro nacque sotto la stella cardarelliana; felice stella. Bac– chelli era già altro scrittore, fastoso, sovrabbondante, e ineguale: l'in– contro con Cardarelli, il teorico più sottile e irregolare della giovine letteratura, l'inventore più fascinoso e prepotente di verità e caparbietà sullo stile poetico e in genere sull'arte dello scrivere, gli fu buona scuola. Per un poco arginò la sua forza, e gli diede una coscienza. Accompagnan– dosi con lui per le vie notturne, fu il più fedele ascoltatore e seguace dei suoi ammaestramenti peripatetici. E gli si aprì una nuova vista. Sui BibliotecaGino Bianco

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