Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930

E. A. RHEINHARDT, Vie d'Eleonora Duse 627 ~ua vita, sua gloria, suo martirio (Pisa, Nistri); ma questa s'è, .finora, arrestata al primo volume; e d'altronde mira non tanto a darci ·un'ar– moniosa storia dell'eroina, quanto a offrire i materiali per scriverla. Chi se n'assumerà il compito? Nell'attesa, - dopo Jeanne Bordeaux, che ha pubblicato in inglese una E. Duse: The story <Jfher life (Hutchinson, London); e dopo Edouard Schneider, il quale nella sua Eleonora Duse (Grasset, Paris) ,ci b.a soprattutto descritto una crisi religiosa, - ci s'è provato E. A. Rheinhardt. Ossia uno che non conobbe, o conobbe, poco, l'attrice; ma che ha lavorato con grande impegno sulle testimonianze d'amici: so– pratutto della sig;nora Olga Resnevic-Signorelli, la quale fu, negli ultimi tempi, intima della Duse. Del suo libro, uscito in tedesco l'anno scorso col titolo Das Leben der Eleonora Duse, si è pubblicata ora una buona versione francese. Non è necessario esser del mestiere per intendere che impresa diffi– cile, quasi disperata, sia questa-: parlare d'un'attrice (ossia d'un'ar– tista la qùale non può creare se non fantasmi che rimuoiono sera per sera), senza conoscenza diretta, solo mantenendosi nella labile scia dei ricordi altrui. È un po' come voler fare della critica per sentita dire; o almeno, come mettersi a descrivere un quadro che non s'è mai visto, e tuttavia col proposito di darne un'immagine esatta. Vanità d'un'impresa già rimproverata, in parte, a tutti noi, che avendo conosciuto solo l'ultima Duse, quella religiosa, saremmo caduti nell'errore di trasfigu– rarla tutta in quella estrema luce, dimenticandoci essenzialmente del– l'altre Duse; la Duse diciamo così umbertina, la Duse dannunziana, e anche a Duse ibseniana. Ma, concesso tutto questo, è onesto riconoscere che col procedi– mento seguito, per necessità, dal Rheinhardt, sarebbe stato difficile far di meglio. Giovandosi di tutti gli elementi finora conosciuti (e a noi non consta ch'egli n'abbia trascurato neppur uno) il Rheinhardt ha ri– costruito un'immagine, se non nuova, che quadra quasi perfettamente con quella che ci divenne cara, negli anni in cui la :o.gura dell'artista, prima esiliata dall'arte e poi inquietamente tornata al suo tormento, grandeggiò fra noi non più giovani e non anc6ra abbastanza anziani. Fin dai primi episodi della sua carriera, fin dai timidi accenni della sua adolescenza e della sua infanzia, egli ha saputo trovar le note che an– nunciano la grande Duse: donde l'unità della biografia. E s'è studiato d'intendere, il più possibile, l'ambiente da cui il fiore è sbocciato: di– ciamo l'ambiente della vecchia scena italiana, e insieme. guello della vita morale e sociale dell'Italia d'Umberto: da un lato, la secolare miseria, e la romantica gloria de' nostri poveri attori vagabondi; dall'altro, il fermento delle .aspir~zioni, della cultura e dell'arte in Italia, negli ultimi anni dell'Ottocento. Quadri coscienziosi, spesso veritieri, sempre cauti• ·disegnati con una simpatia vigile, e, al niomento opportuno, con p~dore. Non c'è, in queste pagine, assolutamente nulla della mania scandalistica propria d'un certo giornalismo straniero, cui una vita come quella della; Duse giovane avrebbe potuto offrire molta materia da stravolgere ai propri fini. Vicende difficili a raccontare, particolari de– licati (per i quali s'è attinto persino al F'i1oco di d'Annunzio), sono BibliotecaGino Bianco

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