Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930
Per Mistral, nel suo centenario 615 la nobiltà di una lunga tradizione di popolo, per fondarvi i diritti di una nazione ad avere il suo posto nel mondo.. In Catalogna, a' primordi del suo rinascimento letterario, l'a,spirazione al poema epico si concretò rapidamente con le•rievocazioni patriottiche di Joaquim Rubi6 i Ors, che nel Roudor del Llobregat cantò le fortunose spedizioni di Roger de Flor sul Mediterraneo e in Grecia. Ma il rinascimento catalano si orientò tutto verso il passato : fu .espressione nostalgica· di memorie e di glorie che dovevano risorgere, e giunse d'un balzo al poema storico. Il ri– nascimento provenzale invece, circoscritto fin dag\i inizi entro l'ambito di prospettive popolari e rurali, mirò soltanto al presente e si avviò verso il poema, càntando ciò che nel éostume e nella tradizione era, ancor vivo e non doveva perire. Mirèio segnò il trionfo della rinascita proven– zale, ma ne fissò per sempre i limiti; perché la tenne lontana dalle inquie– tudini della città, dove è più pieno il corso della vita, più rapido il ritmo della storia e dove solo si spalancano le porte dell'avvenire. La grande arte del Mistral ridusse a chiosa di un tema unico le infinite pos– sibilità di una lingua risollevata a dignità letteraria,; la chiuse cioè entro la cerchia di una spiritualità ristretta, idiotistica e popolare, sem– pre, nel tono e nell'accento, dialettale o provinciale. Il poema atteso dai « félibres >> chiari e definì i caratteri intimi del loro felibrismo. Considerazioni generali che toccano il tema trattato dal Véran più di quanto non appaia. Quando a, ventun anno il Mistral cominciò a scri– vere Mirèio, di fermo nella sua mente non c'era che il motivo centrale del contrastato amore di due giovani appartenenti a famiglie di ceto di– verso. Di li si doveva « lasciare svolgere a terra il gomitolo, - sono sue parole, - come nell'imprevisto della vita reale, in balia dei venti». Con ragione il Véran osserva che, per allora, il Mistral « ne se proposait rien davantage que d'écrire une Nouvelle rustique en vers ». Il poema venne dopo; .e fu, a mio avviso, un adattamento progressivo ai moduli e agli schemi epici che facilme.nte s'intravedono in Mirèio, quando non ci si lasci trasportare dall'onda lirica che la pervade e adegua tutto al tono di una passionalità sempre calda e presente. Ma in che tempo s'iniziò questa trasformazione ? L'elaborazione (li Mirèio fu lenta. Furono sette anni di cure assidue, dal 1851 al 1858, sino agli ultimi momenti quando il manoscritto fu consegna.to all'editore. Dall'indagine del Véran risulta che nel no– vembre del '52 il Mistral era giunto alla metà del poema e che nel '55 attendeva al lavoro di revisione. « Cominciava a credere nella sua opera», scriveva al Roumaniho; e ci lavorava con gusto: « l'abbelliva, la cesellava, la rifiniva 'Con un amore sempre crescente». Se ne sentiva dominato ; era l'intima gioia della sua giovinezza : la sua statua di Pigmalione.• « Voglio ultimarla e perfeziona-rla fin a che si sia realiz– zato iLmio idéale, ci avessi a perdere tutta la vita». E aggiungeva: « Se un quadro grazioso, commovente o sublime accenda la mia ammirazione o il mio sentimento, subito con gioia io l'incrosto nel mio poema. Non appena un'impressione, un pensiero, una qualunque delle mille perle che scintillano nel misterioso scrigno del popolo, illumini la mia anima, m'affretto con soddisfazione a farne corona per la .mia eroina». Nel suo mondo poetico chiuso e ben definito il Mistral lavorava con tale spirito BibliotecaGino Bianco
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