Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930
,196 G. VOLPE, Ottobre 1917. DaU' Isonzo al Piave ancora. E poi un governo debole e inferiore alla gravità della situazione, anche perché costituito di eìementi eterogenei e i1_1 disaccordo tra _dilQr~. Infine uno stato di rilassatezza nel paese, un'aria graveolente d1 scetti– cismo' di maldicenza, di viltà che, facendo centro a, Roma, si diffon– deva ~n po' dappertutto e rifluiva per numerose vie alle trincee. Queste le condizioni dell'Italia alla vigilia della offensiva austro– germanica dell'ottobre. Ma esse, - nota il Volpe, - non influirono sugli avvenimenti militari, se non come elemento accessorio e di second'or– dine. L'incertezza e l'indecisione dei Comandi italiani offrirono al ne– mico la possibilità della vittoria e della rottura del nostro fronte. Ca– dorna contrario ad una offensiva italiana e scettico circa l'offensiva nemica; Capello, prima per l'offensiva., poi rassegnato alla difensiva seguìta da una controffensiva strategica. Infine l'idea cli Cadorna pre– va,lse. Quando si ebbe conoscenza del piano nemico era troppo tardi per correre ai ripari. L'iniziativa restò agli austrotedeschi formidabilmente preparati e agguerriti. L'imponderabile che spesso è molto, se non è tutto, nei grandi eventi umani, fece il resto. Dopo il rovescio, si cercarono le responsabilità, e il Comandante su– premo cominciò col riversare tutta la colpa sulle truppe. L'accusa, come la macchia d'olio, si allargò e si fini col pa,rlare cli tradimento, cli sciopero militare. « ~a, cosa assurda il tradimento di ·un esercito))' os– serva giustamente il Volpe. « Solo è vero che, con la sorpresa, con l'ag– giramento, con la subita constatazione della nostra inferiorità, col se;nso della inutilità della resistenza, cadde rapidamente quel che rimaneva di spirito aggressivo e di iniziativa, cadde quella volontà, fortissima nei nostri durante l'altra, offensiva nemica del 1916 sugli altipiani, di tener duro a tutti i costi, dalla quale può nascere, anche nei casi disperati, la, vittoria>>. Ma quell'accusa di Ca dorna fu p iù atto irriflessivo ed improvviso di dolore e di sdegno che pondera.to giudizio ; senza di che, non sa– premmo immaginare in lui quel subito riprendersi e quella :fiducia nel– l'esercito che gli permisero di fermare la ritirata al Piav.e e di costi– tuirvi la nuova linea di resistenza. Merito questo proprio di Cadorna e , non di sopraggiunte ispirazioni e consigli del generale francese Foch, come oramai ha esaurientemente dimostrato la copiosa letteratura ita- liana sull'argomento. - E :1llora che cosa rappresenta l'infortunio di Caporettò ? A propo– sito della sostituzione del Diaz al Cadorna nel comando supremo il Volpe scrive essere stata questa una necessità, perché il Cadorna er~ in quel momento agli occhi dei soldati e del paese l'uomo della rotta sul– l'Isonzo e la sua sostituzione v.eniva a togliere a Caporetto il significato di universale crisi di animi e di volontà e restringeva il significato a rovescio militare : « che era poi anche storicamente la interpretazione più esatta)), Benissimo. Ed è proprio in questo nuovo modo di prospettare l'avve– nimento più appariscente, ma non essenziale, dell'anno critico che c~n– siste uno dei pregi maggiori del libro del Volpe. E se a taluno venisse in mente di soggiungere che in fondo Ca,poretto fu un po' la salvezza del– l'Italia (e sarebbe la giustificazione storica d'un fatto in sé doloroso) non dovrebbe sembrare cosa paradossale. BibliotecaGino Bianco
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